lunedì 19 settembre 2011

Atocha

Siamo partiti da Tupiza e subito abbiamo capito che il vero viaggio in Bolivia stava cominciando. Abbiamo scelto di andare ad Uyuni con un autobus di linea. Il giorno prima avevamo letto sul giornale locale che i fondi per asfaltare la strada erano stati dirottati su un'altra opera ma pensavamo che la strada fosse messa male ma che avesse gia' conosciuto l'asfalto. Non era cosi', appena usciti dalla stazione dell'autobus abbiamo attraversato lo stradone, ovvero il pezzo della Panamericana che unisce La Paz all'Argentina e subito abbiamo svoltato a destra per una strada sterrata del tutto identica a quelle che avevamo visto nella passeggiata a cavallo. Sull'autobus eravamo gli unici turisti, gli altri enormi donnone rubiconde con la bombetta e piccoli minutissimi mariti al fianco. Cominciamo a salire, saliamo, saliamo ancora, il GPS segna 3900 metri, sembra che al salita finisca ma dietro la curva la strada sale ancora. Alla fine supereremo i 4200 metri. Alla nostra destra compare un cono altissimo, sembra il Cervino, chissà come si chiama, chissà quanto e' alto. Per qualche ora gli giriamo intorno mentre la strada sale e scende per le valli brulle e desolate. Dopo 3 ore raggiungiamo Atocha. Squallida e povera città di montagna nella polvere e nel nulla. L'autobus si ferma facciamo una sosta, scendiamo. Le donne tranquillamente si tirano giù le mutande si accovacciano e fanno la pipi' incuranti del luogo pubblico. Alcuni maialini razzolano intorno mentre i bambini giocano dentro i contenitori arrugginiti dell'immondizia. L'autobus ha qualche problema agli ammortizzatori e 4 o 5 meccanici, sdraiati sotto il motore nella polvere maneggiano con pietre e attrezzi vari per rimettere tutto a posto. Dopo mezz'ora si riparte. Saliamo ancora un po' e poi l' inaspettato; entriamo nel deserto, un vero deserto, sembra il Sahara, la strada adesso e' solo una direzione di marcia e si allarga per decine di metri nella sabbia. Siamo su un altopiano, le nuvole non riguardano lo spazio in alto, ma quello di lato. Spuntano da sotto l'orizzonte dove la pianura finisce. Qualche picco e' coperto di neve. Di tanto in tanto greggi di Lama ci indicano che un villaggio, una casa e' vicina. Branchi di Vigogne ( lama selvatici, tipo cerbiatti) contribuiscono ad aumentare il senso di esotico. Vediamo qualche jeep dei tour operator sfrecciare lonatano. Qualche volta l'autobus si ferma nei villaggi e le donne scendono e corrono a casa.
Arriviamo a Uyuni verso le 5 di sera, cerchiamo un albergo e andiamo a mangiare. Scopriamo la sopa de quinoia. Buonissima.

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