lunedì 30 gennaio 2012

la nave per Iquitos

Da qui vorremmo andare a Iquitos, in nave. Sabato ne visitiamo una che sta per partire. Ora, sicuramente il nostro giudizio é impregnato di becero etnocentrismo e di sozzi pregiudizi culturali tipici di chi é stato costretto studiare Dante a partire dai 12 anni, ma ve lo ricordate il sesto canto dell'inferno, quello degli ingordi golosoni?

"Io sono al terzo cerchio, de la piova 
etterna, maladetta, fredda e greve; 
regola e qualità mai non l’è nova."

E qui piove senza sosta tanto che

"pute la terra che questo riceve."

In particolare quelle che sarebbero le banchine del porto sono stramaledettamente puzzolenti di un fango melmoso. Ci passiamo sopra mentre un'umanitá dolente di camalli amazzonici scarica i TIR parcheggiati nella mota. Saliamo a bordo e l'immagine é quella di una nave negriera del 16 simo secolo. Infinita gente sul ponte coperto

Elle giacean per terra tutte quante, 
fuor d’una ch’a seder si levò, ratto 
ch’ella ci vide passarsi davante. 

Salvo che le anime dannate, sulla nostra nave, stavano incappucciate e appese nelle loro amache. Strettissime una accanto all'altra. E il capitano che alza lo sguardo dai suoi fogli per darci il benvenuto ha la faccia della rassegnazione. Guardiamo le cabine, i bagni e poi piuttosto choccati

 ... trapassammo per sozza mistura 
de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti, 
toccando un poco la vita futura; 

Insomma tristi e mogi ce ne siamo andati. Sembrava proprio che non ci fosse speranza di raggiungere Iquitos via fiume. Troppa pena. Allora abbiamo cercato compagnie che effettuano passaggi veloci e con motoscafi portano ad Nauta in 12 ore. Ma i prezzi sono molto alti e francamente incomprensibili (più di 500 euro). Mercoledì c'é un aereo a 100 euro ma ci perderemmo il fascino della crociera sul fiume. A questo punto siamo tornati all'inferno a vedere un'altra nave (sempre scaricata a mano nel fango puzzolente da camalli amazzonici a piedi nudi). Questa, visto che partirà Mercoledì, é ancora priva di anime dannate appese alle amache e inoltre ha delle cabine doppie con bagno privato. Forse quindi la crociera si può fare. Decidiamo di decidere domani su come muoverci e ce ne andiamo a giro per questa cittadina di 40 mila abitanti fondata all'inizio del settecento da un gesuita tedesco e che, come tutto in Amazonia, ha avuto il suo grande momento di gloria (e di schiavismo) a cavallo fra 8 e 900 con il boom della gomma.

domenica 29 gennaio 2012

Yurimaguas

Yurimaguas é un porto sul fiume Huallaga, un affluente del Marañon che a Iquitos, unendosi con il rio Ucayali diventa rio delle Amazzoni. Insomma Yurimaguas é un porto su un fiume che, largo più o meno come il Po', in questi giorni é carico e gonfio di pioggia. La città è interessante o almeno così pare. Tutto intorno ci sono villaggi di nativi che si muovono sull'acqua con le loro canoe e fanno riferimento a Yurimaguas per il commercio. É collegata con tutto il bacino amazzonico e le stive delle navi sono piene di legname, verdure, tricicli motorizzati e gente che si sposta per l'enorme area fluviale completamente priva di vie di comunicazione terrestri. Il turismo non é particolarmente sviluppato anche se nei dintorni sembra ci sia molto da vedere e da fare; pagando un paio di centinaia di Soles si possano vedere i delfini rosa, i pappagalli azzurri e i piraña neri. La popolazione è al 50% nativa ed è spesso fisicamente diversa dal resto del Perù. Rispetto alla montagna, si vede proprio che siamo in una città portuale. Non siamo particolarmente ricercati, nessuno sembra interessato ai gringos e ognuno sembra farsi molto i fatti propri. Poi però tutti sono gentili e dolci. Di certo poverissimi.

sabato 28 gennaio 2012

Andiamo a Yurimaguas

Il, lussureggiante patio nasconde al suo interno qualche decina di uccelli multicolori. Questi naturalmente si svegliano alle 5 con le prime luci (quando la caraffa di mojito sta esplicando con maggior forza il suo effetto trapanatorio sulle pareti occipitali del nostro cranio alcolizzato) e continuano imperterriti a dire cazzate fino alle 9. Gli uccellacci che gli albergatori di qui amano tenere in giardino sono spesso pappagalli parlanti per cui lo stormo non si limita a lanciare scomposte urla animali, ma le condisce con fonemi dal sapore spagnolesco (Olaaá, Olaaá, Currre, Currre). il risultato é un risveglio sgradevole. Piove e Tarapoto sotto la pioggia non ci piace (chissà perché un nostro amico di Trujillo la considera tanto bella?), decidiamo di fare l'ultimo pezzo di strada e di entrare nella regione di Loreto, grande quanto l'Italia e popolata da meno di novecentomila umani. Andremo a Yurimaguas sempre che la forte pioggia non abbia interrotto anche la strada oltre alle connessioni Internet.

venerdì 27 gennaio 2012

La selva tropicale

Oggi partiamo, lasciamo le Ande, andiamo giù. Piove a dirotto ma con 4 agili cambi di mezzo cambiamo struttura sociale ed ecosistema. Lasciamo, Chachapoyas, sbarchiamo a Pedro Ruiz, da qui per una strada ricchissima di cascate cadenti dalle ultime altezze montane, ormai ricoperte da vegetazione amazzonica, raggiungiamo Moyobamba. La troviamo troppo triste e misera, fangosa e piovosa, per cui con un nuovo balzo siamo a Tarapoto. Il mondo é cambiato, non solo il clima é caldo e umido, come si conviene a 7 gradi sud dall'equatore, ma anche le case sono un'altra cosa (generalmente baracche di legno come nei filmini cattolici sulla povertà). Le strade sono piene, stramaledette piene e intasate di carrozzine honda a tre ruote, sembra di essere a Saigon. La città sembra ricchissima e vivacissima (dalla nostra indagine socio-economica, svolta ad onor del vero, dopo una abbondante caraffa di mojito, non risulta chiaro se qui girino i soldi dei narcos, dei petrolieri o, come ci dice un ragazzo, i proventi di una ricca agricoltura. Probabilmenfe gli uni, gli altri e quegli altri). In ogni caso per oggi può bastare, ci ritiriamo nella nostra stanza, separata dal lussureggiante patio dell'albergo da una leggera zanzariera.

giovedì 26 gennaio 2012

Kuelap

Nel corso del V secolo DC per qualche ragione che pare ancora non chiarita, i Chacha cominciarono a costruire una città fortificata sulla cima di questa montagna sulla valle del fiume Utcubamba (fiume del cotone), lo stesso che scendendo dal passo del fango nero passa per Leymemamba. Per 10 secoli la città crebbe dentro le sue mura alte e forti e si propose come centro internazionale di culto. Quando gli Inca conquistarono questi territori costruirono un loro tempio in città e questa continuò a prosperare, con le sue casette rotonde dal tetto di paglia conico e slanciatissimo che ricordano in modo impressionante quelle dei villaggi elfi di Tolkien. Fino al 1700 la gente del posto ha continuato a seppellire i propri morti dentro le mura di Kuelap, poi il rito si é perso e oggi gli archeologi hanno poche risposte alle molte domande che sorgono visitando questa città fortezza e santuario. Per Ale e Grace comunque tutto risulta chiaro, essa fu fondata dagli extraterrestri e gli autori di questo blog non rappresentano altro che la reincarnazione del Gran Chaca in contatto tele-mentale con l'aldilà cosmico e a cui si devono rispetto e soprattutto contante propiziatorio all'intercessione benevolente. Il viaggio a Kuelap da Chachapoyas dura un paio d'ore d'autobus sulle solite strade della valle a strapiombo sull'Utcubamba, che ormai precorriamo senza il minimo timore, ed é senz'altro un dovere per chi dovesse capitare da queste parti. Kuelap si può anche raggiungere a piedi dal fondo valle in 4/5 ore di marcia partendo dal villaggio di Tingo. In alto vicino a Kuelap nel villaggio di Maria ci sono numerosi alberghetti per gli archeologi e i lavoratori degli scavi.

mercoledì 25 gennaio 2012

Si possono inserire i commenti


Visto l'incredibile numero di iscrizioni (ben 6 in 2 mesi), abbiamo deciso di lasciare libero spazio ai commenti. Chiunque e' libero di interagire con il blog come negli esempi qui sotto.

lunedì 23 gennaio 2012

Chachapoyas

Chachapoyas é un po' più piccola e un po' meno "nobile" di Cajamarca, ma é sempre gradevole arrivare in città e scegliersi un buon ristorante, vedere gringos e avere internet. Ci informiamo su come andare a Kuelaps, una città chachas che rivaleggia con col Machu Picchu per integrità e prendiamo informazioni su come spostarci ulteriormente verso il bacino amazzonico. Poi niente altro perché ci siamo alzati alle 5,30 e siamo ancora un po' stanchi dalla giornata di ieri.

domenica 22 gennaio 2012

La Congona

Siccome é domenica, siccome siamo in Peru, siccome, siccome... l'autobus oggi non parte. Potremmo prendere un taxi fino a Hyerba Buena, qualche km avanti e da lí, ci assicurano potremmo trovare tutti i passaggi che vogliamo per Chachapoyas. Ma siccome siamo in Peru non ci crediamo e decidiamo di rrestare in questa magnifica Leymebamba piena di bambini che giocano per strada, di cavalli e cavalieri che attraversano impettiti le vie del paese e di vecchi che chiacchierano in piazza. Don Julio, il prpprietario del nostro albergo ci consiglia di visitare la Congona, un villaggio chachas abbandonato, costruito intorno al 1100. Arrivarci é piuttosto duro, sono tre ore a piedi in salita e quando c'é il sole picchia duro e quando piove ci si bagna. Ma ne valeva la pena. Il villaggio é abbandonato anche da ogni tentativo di recupero, la vegetazione si sta rimangiando tutto, ma questo da un tono ancora più pittoresco al tutto. La strada poi é molto interessante, si fanno un sacco di incontri di gente che abita e lavora da quelle parti e si muove a piedi o a cavallo per varie ragioni.

sabato 21 gennaio 2012

Leymebamba

Leymebamba é una sorta di Macondo andino. Le macchine sono praticamente inesistenti, la gente si muove a cavallo e tutto intorno c'é un pascolo verdissimo e ruscelli gorgoglianti di montagna. Siamo venuti fino qui per incontrare i Chachapoyas, una popolazione andina che, essendo tanto a nord, é stata sottomessa per ultima dagli Inca, che venivano da sud. Cosí solo 50 anni dopo la loro conquista, sono arrivati gli spagnoli che, arrivando da nord, hanno incontrato i Chachas per primi tra i popoli dell'impero incaico. Così qui ~ ci spiega don Isidoro che ci raccoglie lungo la strada che sale al museo ~ hanno convissuto integre le tre culture Chachas, Inca e Spagnola. Il museo, che don Isidoro, un estremadurigno in missione qui da una ventina d'anni, ha fortemente contribuito a creare, é molto interessante e veramente ben fatto. La specialità sono le mummie che i Chachas riponevano in cimiteri aerei che ricordano moltissimo i pueblos dei Navajos dell'Arizona resi celebri da Tex. Purtroppo questi cimiteri distano una giornata di cavallo da qui e con queste piogge, non possiamo neanche pensare di raggiungerli. Peccato, perché la laguna de Los Condores, il lago sulle cui rive hanno trovato le mummie, in fotografia sembra bellissima. Ma siamo certi che nella prossima settimana, durante la quale staremo in territorio Chachas, avremo modo di visitare altre vestigia. E poi una ragione in più per ritornare un giorno da queste parti. Domani si va a Chachapoyas, la capitale della provincia. Contiamo molto su una doccia calda, qui non c'é.

venerdì 20 gennaio 2012

Da Celendin a Leymebamba

La Lonely Planet ci aveva avvisato che da queste parti, durante la stagione delle piogge, le strade possono venir interrotte da frane e problemi vari, ma siccome la Lonely Planet su queste zone del Peru, dice un sacco di cazzate, non abbiamo dato peso alle sue parole. L'impiegata della Virgen del Carmen, la compagnia di autobus ci aveva detto che la strada era libera, salvo per un tratto di un centinaio di metri in cui, causa frana avremmo dovuto trasbordare a piedi da un bus all'altro. In ogni caso partenza alle nove di mattina e per i primi km nessun problema, anzi dopo il primo passo di montagna ci eccitiamo alla vista del rio Marañon che vuol dire semplicemente alto corso del rio delle Amazzoni. Scendiamo dal passo a all'altezza di Balsa, un ponte ci porta sul versante del "passo del fango nero" (abra de barro negro). Capiamo perché nella cabina di guida, con l'autista, ci sono altri 4 ragazzi. La strada non é asfaltata (nessuna strada qui é asfaltata) e a causa delle fortissime piogge della notte precedente é spesso ostruita da pietre che i ragazzi scendono a spostare. Così si procede lentamente fino a quando ci chiamano tutti a terra: c'é da spostare un masso di un paio abbondante di metri cubi. Escono mazze, picchetti e lance di ferro. Dandosi il turno i ragazzi del gruppo passeggeri cominciano a demolire la pietra. Nel giro di un'ora e mezza la distruggono, gettano i resti nel precipizio a valle e si riparte. Mezzora dopo, una frana terrosa ci richiama tutti a terra per necessità di sbancamento. Si lavora di nuovo alacremente per una ventina di minuti poi l'autista decide di provare a passare e non riuscendoci dichiara la fine del viaggio; scarica i bagagli e ci dice di proseguire a piedi fino a quando non incontreremo l'autobus dalla direzione opposta. Ci carichiamo i nostri 35 kg in spalla e partiamo. Naturalmente comincia a piovere. In pochi minuti i peruviani ci distanziano perché solo noi non siamo andini, abbiamo più di 50 anni e abbiamo i bagagli. Dopo un'oretta incontriamo quello che evidentemente é l'autista dell'autobus inverso. Si chiama Luis e ci indica che dobbiamo abbandonare la strada per salire da un sentierino fangoso a zig zig lungo il pendio di prato in massima pendenza. Ci rifiutiamo assolutamente. Carichiamo Luis del carico di Grace e lui, spiegandoci che non ci può abbandonare, ci porta alla prima abitazione con "vivientes". Qui, per fortuna, ci sono due ragazzi del luogo che con entusiasmo si caricano i nostri zaini sulle spalle e, con noi liberi, cominciamo a salire il sentiero fangoso a zig zag sul prato in massima pendenza. Continua a piovere e nonostante le tele cerate siamo tutti dei pulcini. Luis fischia a qualcuno in alto e grida "de basar un caballo para la señora". Dopo poco mentre Grace é più distrutta che incazzata arriva un ragazzino col caballo. Carichiamo Grace e ripartiamo. Il cavallino non ce la fa sul fango scivoloso, riscarichiamo Grace, passiamo il fango, la rimettiamo in sella e via. Dopo un'oretta arriviamo in cima. Smette di piovere compare un'arcobaleno che neanche sulle Ande e vai col taxi (un ragazzo del luogo con la macchina é rimasto bloccato tra le due frane e arrotonda, direi con estremo profitto, la giornata). Siamo ad un ristorante. Ritroviamo sporchi, stanchi e incazzati tutti i passeggeri dell'autobus. Altri cento metri a piedi, superiamo con gli zaini l'ultima frana e siamo sul pullman. Da qui a Leymabamba scenderemo un'altra volta sola . A 3700metri "il passo del fango nero" sembra bellissimo al tramonto. Arriviamo alle 8 di sera.

giovedì 19 gennaio 2012

Cumbe Moyo e Celendin

Ieri abbiamo visitato Cumbe Mayo il fiume ricamato, in quechua. Si tratta di una località di montagna dove gli antichi cajamarquini, 3500 anni fa, hanno pensato bene di scavare nella roccia un acquedotto di una trentina di km per portare l'acqua alla loro città che in estate va soggetta alla siccità. Colmo delle meraviglie l'acquedotto si trova sullo spartiacque andino per cui devia il flusso dal Pacifico all'Atlantico. Siccome non pioveva siamo stati fortunatissimi; Combo Moyo si trova in una valle incantata dove gli spiriti semplici possono facilmente vedere le anime librarsi a mezz'aria. Noi non ne abbiamo viste ma in compenso, in quanto unici gringos, siamo stati coccolatissimi dal gruppo di turisti in cui eravamo inseriti. Tra questi una Garibaldi di Trujillo residente a Buenos Aires.
Gli scavi degli archeologi sono stati interrotti per l'inverno ma pare che alla bocca dell'acquedotto abbiamo trovato la piazza votiva con templi dedicati alla Pachamama, al Sole e all'Acqua. Se fossi uno studente passerei l'estate a Combo Moyo a lavorare negli scavi e a imparare spagnolo. Ma forse lo faccio anche da pensionato.
http://it.wikipedia.org/wiki/Cumbe_Mayo

Stamattina altre 5 ore di pullman per arrivar a Celendin, capitale della provincia. Percorso di montagna su pista ma con strapiombi spaventosi solo per pochi km. Provincia verdissima e isolatissima, sembra la Bolivia. Intanto l'Amazzonia si avvicina, a Caledin si moltiplicano gli occhi verdi e i frutti sconosciuti. Mangiato un caco giallo canarino, dalla consistenza della pesca con la buccia verde, spessa e vellutata. domattina ripartiamo subito (se la pioggia non interrompe la strada) per Leylabamba dove pensiamo di fermarci un paio di giorni a fare gli archeologi cioè a visitare musei e scavi.

martedì 17 gennaio 2012

I peruviani sono americani

Continua il soggiorno cajamarqueno. Ormai siamo degli specialisti di archeologia pre incaica e ci piace sempre di più. Ieri con la archeologa del museo universitario abbiamo avuto una lunga discussione alla fine abbiamo sciolto il dubbio: i peruviani sono e si sentono i discendenti delle popolazioni native andine. Gli spagnoli non sono per niente i loro antenati, insomma non é come in USA dove gli americani sono sostanzialmente discendenti di migranti euro africani. Il popolo peruviano come il popolo boliviano é un popolo americano anche piuttosto uniforme storicamente. Colpisce molto che il quechua sia parlato qui come nel nord dell'Argentina. Il ristorante migliore della città é comunque italiano.

domenica 15 gennaio 2012

Cajamarca

Siamo arrivati nella capitale della regione di Cajamarca. Qui é stato preso e giustiziato Atahualpa, l'ultimo imperatore Inca. La cittá ricorda molto Cusco anche se forse ha un'aria meno aristocratica. Domani la visiteremo meglio per ora c'é solo da segnalare che il viaggio per quanto comodo é stato caratterizzato dall'attraversamento di numerosi guadi. La pioggia ieri notte é caduta abbondante e i fiumi sono pienotti. Stiamo cominciando a pensare di raggiungere la Colombia via Fiume navigando il rio delle Amazzoni. Bho, chissá, vedremo.

sabato 14 gennaio 2012

Cajabamba

il viaggio verso Cajabamba é stato sicuramente ricco di vomito. I ragazzi piú giovani del pulmino non erano evidentemente abituati a curve e sobbalzi e cosí hanno allietato il viaggio con i profumi dei loro succhi intestinali. Dal punto di vista paesaggistico queste Ande peruane sono sempre piú simili agli appennini. Abbiamo raggiunto Cajamarca dopo tre ore di viaggio e abbiamo passato la giornata a gironzolare per il borgo. Sorprendente il museo del signor Miguel Rodriguez Sanchez che nella sua casa colleziona reperti fossili e archeologici della zona.Cosí abbiamo potuto toccare una enorme vertebra di un sauro non ancora identficato, un armadillo gigante e vari oggetti di scavo che di solito si vedono dietro bacheche di vetro. aconfermiamo quanto avevamo capito giá in Argentina: questa regione é il paradiso degli archeologi, c'é lavoro da fare per decine d'anni.

venerdì 13 gennaio 2012

Marcahuamachuco

A 10 km da Huamanchuco, si trova il sito archeologico di Marca Huamanchuco. Fino all'arrivo degli Inca la citta' e' stata, a partire dal 400, DC un importantissimo centro del nord Peru'. Le rovine versano in pessimo stato ma sono molto belle e interessanti. Il panorama e' splendido su queste Ande che ricordano molto gli appennini emiliani, con valle larghe, pascoli e calanchi ma sono quasi totalmente prive di rocce. La gente di qua sembra vivere come nella zona di Cusco, molta agricoltura e pastorizia, fattorie isolate e grossi centri per il commercio come appunto Huamachuco. Domani andiamo a Cajabamba sulla strada per Cajamarca.

giovedì 12 gennaio 2012

da Huanchaco a Huamachuco

Dopo 2 mesi a Huanchaco, finalmente ripartiamo. Huanchaco e' una cittadina sul Pacifico 500 km a nord di Lima, ci siamo arrivati per caso a inizio Novembre. All'inizio ci siamo rimasti perche' avevamo la cucina. Di certo eravamo stanchi di viaggiare e le ultime tapppe del Macchu Picchu e di Lima le avevamo percorse senza entusiasmi. Grace ha poi ricevuto dei lavori. In realta' ci siamo fermati cosi' a lungo perche' abbiamo conosciuto i dottori Baratta, Zani, Dolce e Greco esperti nella geografia, antropologia, economia e gastronomia di Huanchaco e abbiamo voluto approfondire con loro alcuni interessanti aspetti della vita locale. In sostanza siamo rimasti due mesi. Oggi siamo ripartiti, l'obiettivo e' a breve quello di ripassare le Ande da ovest a est e di entrare nel bacino del rio delle Amazzoni. Siccome siamo nella stagione delle piogge non sappiamo se le strade e le condizioni metereologiche ci permetteranno di arrivare a Toropoto ed eventualmente a Iquitos. Le Ande via terra sono sempre un dramma. Oggi per fare 180 km siamo rimasti sul pulman dalle 10 del mattino all 5 di sera. Superati i 4200 metri e quindi siamo tornati a masticare coca. Pero' non e' piovuto. Le montagne a tratti erano bellissime, la strada spesso non asfaltata. Abbiamo scoperto che gli ananas non spenzolano dagli alberi come banane ma assomigliano a carciofi e spuntano da terra sollevati da un trochettto. Huamachuco e' una citta mineraria, sembra bellina la scopriremo meglio domani.