mercoledì 9 novembre 2011

da Lima a Trujillo e Huanchaco

Prendiamo un autobus bellissimo a due piani, con hostess e wifi. Il nostro biglietto é per Chimbote, 4 ore a Nord di Lima. Il viaggio é davvero pittoresco, su una strada litoranea a picco sul mare in un deserto di sabbia. Il cielo grigio e nebbioso rende il paesaggio un po' mistico, un po' inquietante e molto esotico. A Chimbote, grosso centro ittico sul pacifico, proviamo a scendere dal bus ma l'olezzo di pesce é troppo forte, non ce la facciamo. L'autista comprensivo ci riprende a bordo e ci porta fino a Trujillo 250 km più a nord dove per fortuna la puzza di pesce non si sente più. Trujillo é una bella città coloniale fondata da Francisco Pizarro il conquistador del Sudamerica in onore della sua città natale Trujillo in Estremadura, Spagna. Ci saremmo fermati più a lungo ma, il giorno dopo il nostro arrivo, il taxista, che ci stava portando all'albergo prescelto, ci ha consigliato di andare a Huanchaco, sul mare, dove in bassa stagioni avremmo trovato alberghi a basso prezzo. Abbiamo accettato. A Huanchaco siamo rimasti con gioia per più di due mesi assistendo increduli all'impennata dello spread, alle dimissioni dell'ignobile Berlusconi, al colpo di stato di Napolitano con insediamento dell'illegittimo Governo Monti. Tra lavoretti, amicizie e memorabili ciucche abbiamo festeggiato Natale e Capodanno e poi siamo ripartiti con molti rimpianti senza un chiaro programma di viaggio.

venerdì 4 novembre 2011

A Lima

il 4 Novembre, compleanno di Grace, siamo partiti per Lima in aereo. Lima é enorme, ha un bel centro storico, sta in mezzo al deserto tanto che per mamcanza di pioggia non esistono neppure i tombini e gode di uno sgradevole cielo grigio nebbioso. Ci siamo rimasti 6 giorni cambiando 4 volte albergo. Oltre ai monumenti storici la cosa più interessante é stato il museo fotografico della memoria della guerra civile degli anni ottanta e novanta scatenata da Sendero Luminoso.

giovedì 3 novembre 2011

Il Machu Picchu

Il Machu Picchu é stato scoperto da un ambizioso esploratore Americano di nome Hiram Bingham nel 1911, accompagnato da un pastore locale Melchiorre Arteaga che abitava lí da sempre e che quindi non poteva scoprire niente. Bingham che non era un modesto, fu subito certo di aver scoperto la sacra città perduta degli Inca (un mito senza basi nato probabilmente dal senso di colpa occidentale) e si preoccupò molto di curare il marketing della sua scoperta. Il risultato é che al Machu Picchu arrivano ogni anno 6 milioni di turisti, i resti della città sono curatissimi e in ottimo stato mentre generalmente nei magnifichi siti archeologici del Peru non s'incontra anima viva e le pecore pascolano beate tra i resti delle civiltà scomparse. Noi partiamo a piedi verso le nove per percorrere i 10 km di salita che ci separano dal sito archeologico. Capiamo subito come funziona. Primo pagare subito, poi venir controllati, poi pagare nuovamente e venir nuovamente controllati... Non siamo soli: sulla strada decine di Pullman trasportano in alto centinaia di turisti. Verso le 12 passiamo l'ultimo controllo poliziesco e siamo nel parco. Siamo incazzati ma é bellissimo, é come Venezia a Ferragosto, intasata di gente fino all'ultimo angolino ma ne valeva la pena. Non ci saremmo mai venuti ma ora siamo coscienti di essere in un posto unico, inimitabile, indimenticabile, noi insieme a questa coda di 40 turisti giapponesi aggrappati alla scala che ci porta al tempio del sole. La vista dall'alto é da urlo se non fosse che dobbiamo aspettare che il gruppo tedesco finisca di fotografare l'altare sacro e, quando finalmente superiamo i canadesi e entriamo nel settore residenziale... comincia a piovere. Il titanic affonda, le masse sbandano, cercano un riparo, rimettono la macchina fotografica ed estraggono il telo antipioggia. Ci affolliamo verso l'uscita perdendo la compattezza del gruppo nazionale. Ora siamo più individui bagnati e spaventati dall'acqua che ci circonda e rende le sacre pietre scivolose, maledetti Inca e maledetto Bingham e maledetta pioggia!! All'uscita regna il caos: le migliaia, bagnate aspettano in coda gli autobus che li riportino in basso, in albergo, all'asciutto, via da lì, Ma non é semplice. Noi, Ale e Grace, riprendiamo a camminare. Stavolta sotto la pioggia tropicale in discesa che forse é meglio del sole tropicale in salita dell'andata. Arriviamo a valle che é quasi buio fradici ma felici. Siamo stati al Machu Picchu!! Il giorno dopo torniamo a Cusco, ma ci arriviamo per pura fortuna, la nostra agenzia si era infatti dimenticata di mandare il pulmino a riprenderci (già pagato). Nel dubbio sul che fare, per fortuna, siamo saliti su un autobus di un altra agenzia. Riusciremo comunque a farci rimborsare senza problemi. In Peru é così, ci si può dimenticare...

mercoledì 2 novembre 2011

Il viaggio verso il Machu Picchu

Siamo a Cusco da più di una settimana e ormai dobbiamo farlo. Siamo coscienti che é sciocco come andare a Venezia a ferragosto, lo sappiamo che ci troveremo intrappolati insieme a migliaia di turisti sugli stretti costoni delle sue pendenze, siamo certi che ci rapineranno facendoci pagare il triplo ogni cosa, sentiamo che non ne vale la pena, ma siamo in Peru, a Cusco, a pochi km dal Machu Picchu e dobbiamo andarci, lo impone la sacra legge dell'omologazione turistica mondiale. Per il rito scegliamo la strada meno esotica e meno cara: non ci metteremo in coda a piedi sotto l'acqua per seguire il pateticamente new age sendero dell'inca e non daremo 100 US$ alla compagnia ferroviaria per un viaggio di 40 km. Prenderemo invece un pulmino fino a dove arriva e poi seguiremo a piedi la ferrovia fino ad Aguas Calientes, il paesino ai piedi del Machu Picchu. La camminata é molto piacevole, per un paio d'ore costeggiamo un fiume in mezzo ad una rigogliosa vegetazione tropicale. Bisogna saperlo, il Machu Picchu sta su un cucuzzolo a strapiombo ma non in alta montagna. Arriviamo ad Aguas Calientes che é già buio ma fortunatamente non é piovuto.