domenica 12 febbraio 2012

Bogotà

Già sull'aereo, mentre abbandonavamo l'Amazzonia ci siamo resi conto che la rivista ufficiale della compagnia colombiana Copa aveva qualcosa di unico. Era la prima rivista di questo tipo semplicemente non leggibile. Normalmente si tratta di riviste semplici e ben fatte, belle foto, articoli chiari, grafica standard e patinata, molta pubblicità. La rivista di Copa no. Non si capisce dove un articolo inizi e dove finisca. La parte in spagnolo ora é a destra di quella in inglese, ora a sinistra; a volte sopra e a volte... ah eccola, la ritrovi tre pagine dopo inserita in un articolo diverso, ma non si tratta di un errore di impaginazione ma una scelta grafica che si ripete. Strano. In effetti avevamo già notato, nel parco centrale di Leticia, dove ci avevano accompagnati sette bambini biondi e neri, in triciclo, spiegandoci che al tramonto il parco é pieno di Lori verdi che avremmo potuto fotografare, avevamo già notato, dicevamo, una stranezza grafica. Il parco é dedicato alle popolazioni amazzoniche colombiane che sono presentate per mezzo di una statua realistica rappresentante un membro della nazione. Accanto alla statua, sulla pala di un remo di canoa, sono riportate le informazioni sulla popolazione. Solo che le scritte non procedono regolarmente da sinistra a destra e dall'alto in basso ma, per adattarsi alla forma di rombo arrotondato della pala del remo, salgono e scendono a 45 gradi creando un movimento a 'v' rovesciata che rende impossibile la lettura.
A Bogotà la domenica mattina il centro storico é chiuso al traffico e così ce ne siamo andati in giro tranquilli a scoprire la parte più antica e pittoresca della città. Ma anche qui la grafica si presenta curiosissima. Le lapidi di marmo che spiegano e ricordano fatti e personaggi salienti sono numerose come in ogni città con una Storia, ma a Bogotà sono troppo larghe, l'occhio non riesce a seguire la linea con facilità, perde il segno e si stanca. Tre indizi non sono una prova ma quando ci siamo trovati di fronte alla mappa della città, offerta ai turisti da una splendida mostra fotografica, organizzata dalla Municipalità non abbiamo più avuto dubbi. La grafica colombiana é disfunzionale. Bogotà ha sette milioni di abitanti e offrire ai turisti una mappa con tutte le strade di tutti i quartieri, con i nomi delle vie tutti riportati, é semplicemente senza senso.
Poi siamo entrati al Museo dell'indipendenza. É un museo tipico delle città sudamericane, dove si presentano i personaggi e gli eventi più significativi della liberazione dall'impero spagnolo e la nascita degli stati nazionali. Mappe, stampe, didascalie e quadri riassuntivi permettono al visitatore di farsi, in una divertente oretta, un'idea basilare della storia del Paese. Questo ovunque ma non in Colombia. Qui il museo inizia con una sala dedicata a spiegare perché il museo é come é ora e non come era 10 anni fa. Naturalmente per rendere più confuso il tutto vengono introdotte nozioni di museologia storica e di filosofia museale. Non capiamo niente ma passiamo oltre. Nella seconda sala, piccola buia e piena di gente, viviamo l'apoteosi del multimediale. Delle grosse stampe d'epoca dei personaggi storici sono animate per rendere più realistico il parlare del personaggio. Chi siano i personaggi non viene indicato, sono padri della Patria e parlano e noi li stiamo ad ascoltare. Non é facilissimo perché parlano tutti insieme e la stanza é piccola ma noi ci proviamo. In genere sono giuristi e ripetono alcuni brani significativi dei loro scritti di filosofia del diritto, una palla enorme!!! e soprattutto di nessuna apparente utilità per la comprensione della storia colombiana. La stanza successiva ci mostra la statua di due persone che si prendono a pugni e a fianco, in una teca, un pezzo di vaso di fiori rotto in ceramica bianca colorata. Non capiamo a cosa rimandino questi oggetti? Niente paura la sala successiva con un intrigante gioco di filmati sulle pareti, propone un surrealistico dibattito stile porta a porta, a volume altissimo, tra storici, psicanalisti e passanti sul significato e il metasignificato del vaso di fiori rotto (???). Per finire siccome l'indipendenza, concetto cui é dedicato il museo, é un valore non definibile una volta per sempre, i visitatori sono invitati a scrivere su un tatzebao la loro personale concezione di indipendenza. Usciamo inorriditi e frastornati. Della storia colombiana non sappiamo nulla più di quanto non sapessimo quando siamo entrati, eccetto forse che a metà degli anni 80, 35 guerriglieri del M19 hanno fatto irruzione armati nel palazzo di giustizia di Bogotá e l'esercito li ha cacciati con i carri armati. Filmato e didascalia in questo caso erano chiari. Il mistero del surrealismo casinaro, dell'incapacità di chiarezza che sembra innervare il Paese verrà fortunatamente svelato al museo successivo. Si tratta del museo de oro. Ci andiamo dopo il caffè perché ce l'ha consigliato la cuoca dell'albergo e dal titolo sembra facile. Ci saranno alcuni pezzi d'oro... Alcuni? Sono migliaia, scordatevi il tesoro di Agamennone, il museo Egizio e il Topkapi. Qui la quantità di pezzi è innumerevole perché gli altrettanto innumerevoli popoli della Colombia pre ispanica, essendo privi di necessità commerciali, ma fornitissimi di oro che si trovava senza difficoltà nei fiumi, non avevano nulla di meglio da fare che costruire statuine, oggetti di culto, corone, bracciali, pettorali, portagenitali ecc in oro, argento, platino e relative leghe. Erano bravissimi artigiani e a quanto sembra ottimi sciamani, grandi conoscitori di erbe e viaggiatori nel tempo e nello spazio, esploratori delle dimensioni psichiche e dei regni animali e vegetali. Grandi equilibristi della mente e conoscitori dei suoi poteri. Ecco cosa sembra la Colombia, un paese di invasati, squilibrati, felici surrealisti, impreparati alla pratica ma attratti da dimensioni occulte e da stati paranormali. Ecco spiegato il segreto di Uribe, il presidentissimo di destra che governa con grande consenso il Paese dal 92. In un Paese senza senso pratico dove ognuno, blaterando principi incomprensibili prendeva le armi e con i precedenti Presidenti, che attratti dalla confusione ciarliera cercava il dialogo con gli insorgenti Uribe ha detto semplicemente basta, esiste lo Stato (oooh) esiste il potere (aaah) e adesso non si deve più sparare (uuuh). Un successone. Certamente una scuola di grafica che spiegasse l'utilità della chiarezza e della semplicità riscuoterebbe consensi insperati in questo Paese di confusi surrealisti, sempre pronti a spiegare, come tanti sciamani, le ragioni profonde, le motivazioni preliminari, i valori fondamentali, gli istituti basici di tutto senza mai dire nulla di pratico e concreto. Ma ora é così. E sembra divertente.

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