lunedì 17 ottobre 2011

Lasciamo la Bolivia

Siamo partiti da Copacabana in una magnifica giornata di sole andino, col cielo terso e azzurro come solo in alta montagna si può trovare. Lasciamo la Bolivia. Giudizio: sicuramente un Paese molto duro da attraversare. Meglio farlo a 20 anni. Sicuramente ci mancherà la società boliviana, così militante e impegnata, litigiosa e politicizzata. Chissà come andrà a finire la marcia degli indigeni del TIPNIS che a giorni arriverà a La Paz? chi vincerà le elezioni,  l'opposizione o Evo? Intanto partiamo sotto la direzione di un esperto controllore di viaggio che agisce in modo da non avere e da non farci avere problemi durante il passaggio della frontiera. Questa è soli 10 km e tutto procede regolarmente. Da segnalare solo la dogana peruviana che mostra subito che il Perù non è la precaria Bolivia, la sala è lucida e luminosa e la funzionaria della dogana una smagliante e sorridente ragazza. Per noi boliviani, è come arrivare a Las Vegas. Poi il viaggio continua lungo le rive meridionali del Titikaka dove si protrae la stessa civiltà contadina che avevamo visto in Bolivia. Sulla strada paesi presidiati da spettacolari chiese barocche. Alle 11 arriviamo a Puno e prendiamo possesso di una luminosa stanza all'hostal Lobo inn. La cosa che colpisce di Puno, sono i taxi a motoretta modelo Ape della Piaggio e i taxi a bicicletta mollo risciò. Visitiamo la chiesa nella piazza d'armi (nome della piazza principale in Perú). Da dietro l'altare maggiore filtra una luce azzurrognola che da a tutto l'interno un'aurea mai vista. Strano come le chiese possano ancora meravigliare nonostante se ne siano viste a centinaia.