venerdì 21 ottobre 2011

Gli Uros delle isole galleggianti di canna


La mattina andiamo col figlio e la figlia di Felix a visitare le isole di canna degli Uros. Gli Uros sono una popolazione andina eternamente sopraffatta dai propri vicini Aimara. Quelli del lago Titicaca, per liberarsi dei noiosi vicini sono scappati sulle isole galleggianti. Ora vivono qui ma non sembrano molto felici, almeno così ci spiega Pedro, il Presidente dell'isola su cui sbarchiamo. L'isola sarà 100 mq e caminarci sopra non è semplicissimo perchè si sprofonda nelle canne. Loro vorrebbero andarsene ma non hanno una lira per comprare la terra sulla riva del lago e coltivare qualcosa. Così vivono qui, pescando e barattando il pesce con i contadini Aimara e Quechua che vivono sulle sponde del lago. I loro cugini  delle isole vicino a Puno si stanno arricchendo col turismo ma loro continuano a vivere di stenti al freddo. Perché sul lago il vento é spesso gelido e la sera nella capanna di canne non possono neppure accendere il fuoco. Per cucinare usano il fuoco ma solo in cucina, una capanna comune in mezzo alle altre. Gli abitanti di questa isola sono molto giovani, al massimo 30 anni e si dividono in otto famiglie con otto capanne. Non vediamo bambini che sono tutti a scuola su un'altra isola di canne distante due ore a remi, che i bambini si fanno ogni giorno per andare e tornare. Pedro ci spiega che oggi la base dell'isola non é più di sola canna ma di terra. Questo strato e' comunque galleggiante perché impregnato d'acqua. Sopra la terra si poggia uno strato di canne che si rinnova ogni 15 gg. Le isole sono poi ancorate a otto piloni infilati nel lago. Un amico di Pedro, Alejandro, che oggi non é a pescare perché stanco dalla giornata precedente, particolarmente ventosa, ci porta a fare un giro sulla barca Uros tradizionale. In verità ci spiega che non é fatta solo di canne perché da qualche anno una innovazione progettuale ha portato a scoprire che le barche potevano essere fatte di bottiglie di plastica vuote, assemblate in forma di barca tradizionale e ricoperte di un leggero strato di canna. Risultato: la barca è più resistente e richiede meno lavoro per la costruzione. In ogni caso per andare a pesca utilizzano delle normalissime barche di legno costruite da maestri d'ascia perché sono più maneggevoli, le barcone di giunco e bottiglie servono solo per i turisti. La visita non é certo stata una passeggiata nella spensieratezza.
Questo autentico mondo selvaggio come al solito ha un risvolto tristissimo e forse gli inautentici (parola stupida che indica un essente irreale, tutto è autentico, nulla non lo é) Uros delle isole di Puno, ricchi per il turismo e biasimati da tutti i turisti che abbiamo conosciuto in zona, perché recitano malamente la parte degli Uros delle isole galleggianti, sono meno pittoreschi ma certamente molto più felici.
Per fortuna verso le 11 i figli di Felix ci passano a prendere (erano stati a tagliare giunchi qui attorno) e in un'ora siamo a casa. Mangiamo, salutiamo e ripartiamo per Puno. Sulla strada alla fermata di Capachica, incontriamo Felix che dopo essere stato a far compere in città sta rientrando a casa.