venerdì 20 gennaio 2012

Da Celendin a Leymebamba

La Lonely Planet ci aveva avvisato che da queste parti, durante la stagione delle piogge, le strade possono venir interrotte da frane e problemi vari, ma siccome la Lonely Planet su queste zone del Peru, dice un sacco di cazzate, non abbiamo dato peso alle sue parole. L'impiegata della Virgen del Carmen, la compagnia di autobus ci aveva detto che la strada era libera, salvo per un tratto di un centinaio di metri in cui, causa frana avremmo dovuto trasbordare a piedi da un bus all'altro. In ogni caso partenza alle nove di mattina e per i primi km nessun problema, anzi dopo il primo passo di montagna ci eccitiamo alla vista del rio Marañon che vuol dire semplicemente alto corso del rio delle Amazzoni. Scendiamo dal passo a all'altezza di Balsa, un ponte ci porta sul versante del "passo del fango nero" (abra de barro negro). Capiamo perché nella cabina di guida, con l'autista, ci sono altri 4 ragazzi. La strada non é asfaltata (nessuna strada qui é asfaltata) e a causa delle fortissime piogge della notte precedente é spesso ostruita da pietre che i ragazzi scendono a spostare. Così si procede lentamente fino a quando ci chiamano tutti a terra: c'é da spostare un masso di un paio abbondante di metri cubi. Escono mazze, picchetti e lance di ferro. Dandosi il turno i ragazzi del gruppo passeggeri cominciano a demolire la pietra. Nel giro di un'ora e mezza la distruggono, gettano i resti nel precipizio a valle e si riparte. Mezzora dopo, una frana terrosa ci richiama tutti a terra per necessità di sbancamento. Si lavora di nuovo alacremente per una ventina di minuti poi l'autista decide di provare a passare e non riuscendoci dichiara la fine del viaggio; scarica i bagagli e ci dice di proseguire a piedi fino a quando non incontreremo l'autobus dalla direzione opposta. Ci carichiamo i nostri 35 kg in spalla e partiamo. Naturalmente comincia a piovere. In pochi minuti i peruviani ci distanziano perché solo noi non siamo andini, abbiamo più di 50 anni e abbiamo i bagagli. Dopo un'oretta incontriamo quello che evidentemente é l'autista dell'autobus inverso. Si chiama Luis e ci indica che dobbiamo abbandonare la strada per salire da un sentierino fangoso a zig zig lungo il pendio di prato in massima pendenza. Ci rifiutiamo assolutamente. Carichiamo Luis del carico di Grace e lui, spiegandoci che non ci può abbandonare, ci porta alla prima abitazione con "vivientes". Qui, per fortuna, ci sono due ragazzi del luogo che con entusiasmo si caricano i nostri zaini sulle spalle e, con noi liberi, cominciamo a salire il sentiero fangoso a zig zag sul prato in massima pendenza. Continua a piovere e nonostante le tele cerate siamo tutti dei pulcini. Luis fischia a qualcuno in alto e grida "de basar un caballo para la señora". Dopo poco mentre Grace é più distrutta che incazzata arriva un ragazzino col caballo. Carichiamo Grace e ripartiamo. Il cavallino non ce la fa sul fango scivoloso, riscarichiamo Grace, passiamo il fango, la rimettiamo in sella e via. Dopo un'oretta arriviamo in cima. Smette di piovere compare un'arcobaleno che neanche sulle Ande e vai col taxi (un ragazzo del luogo con la macchina é rimasto bloccato tra le due frane e arrotonda, direi con estremo profitto, la giornata). Siamo ad un ristorante. Ritroviamo sporchi, stanchi e incazzati tutti i passeggeri dell'autobus. Altri cento metri a piedi, superiamo con gli zaini l'ultima frana e siamo sul pullman. Da qui a Leymabamba scenderemo un'altra volta sola . A 3700metri "il passo del fango nero" sembra bellissimo al tramonto. Arriviamo alle 8 di sera.

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