mercoledì 9 novembre 2011
da Lima a Trujillo e Huanchaco
venerdì 4 novembre 2011
A Lima
giovedì 3 novembre 2011
Il Machu Picchu
mercoledì 2 novembre 2011
Il viaggio verso il Machu Picchu
giovedì 27 ottobre 2011
Sandor, Uripa e Ismael
mercoledì 26 ottobre 2011
Cusco, Abancay, Andahuailas, Ayacucho
lunedì 24 ottobre 2011
A Cusco
domenica 23 ottobre 2011
Andiamo a Cusco
Si riparte andiamo a Cusco, la mitica capitale degli Incas. Ci vogliono 5 ore di autobus. Partiamo alle nove e a poco a poco usciamo dall'altopiano del Titicaca, superiamo il passo La Raya a 4380 m. e quando cominciamo a scendere il paesaggio cambia, il non alberato altopiano che procede da La Paz lascia il posto a valli più famigliari con alberi, fiumi, ruscelli e alla fine arriviamo a Cusco. Siamo sempre a 3500 metri ma il clima sembra più dolce anche se vediamo nuvole nere. Sarà arrivata la stagione delle piogge? Per ora non piove e la cittá sembra molto bella, almeno la parte coloniale. Una guida locale ci spiega che Cusco è una città piena di misteri irrisolti ma la cosa che ci sorprende di più è che tutti i bellissimo palazzi della città seicentesca sono fatti come la casa di Felix cioè con mezzo metro di pietre e poi mattoni di fango, per quanto larghi un braccio.
sabato 22 ottobre 2011
Stiamo fermi
Ci prendiamo un bell'albergo e stiamo in fermi un giorno.
venerdì 21 ottobre 2011
Gli Uros delle isole galleggianti di canna
La mattina andiamo col figlio e la figlia di Felix a visitare le isole di canna degli Uros. Gli Uros sono una popolazione andina eternamente sopraffatta dai propri vicini Aimara. Quelli del lago Titicaca, per liberarsi dei noiosi vicini sono scappati sulle isole galleggianti. Ora vivono qui ma non sembrano molto felici, almeno così ci spiega Pedro, il Presidente dell'isola su cui sbarchiamo. L'isola sarà 100 mq e caminarci sopra non è semplicissimo perchè si sprofonda nelle canne. Loro vorrebbero andarsene ma non hanno una lira per comprare la terra sulla riva del lago e coltivare qualcosa. Così vivono qui, pescando e barattando il pesce con i contadini Aimara e Quechua che vivono sulle sponde del lago. I loro cugini delle isole vicino a Puno si stanno arricchendo col turismo ma loro continuano a vivere di stenti al freddo. Perché sul lago il vento é spesso gelido e la sera nella capanna di canne non possono neppure accendere il fuoco. Per cucinare usano il fuoco ma solo in cucina, una capanna comune in mezzo alle altre. Gli abitanti di questa isola sono molto giovani, al massimo 30 anni e si dividono in otto famiglie con otto capanne. Non vediamo bambini che sono tutti a scuola su un'altra isola di canne distante due ore a remi, che i bambini si fanno ogni giorno per andare e tornare. Pedro ci spiega che oggi la base dell'isola non é più di sola canna ma di terra. Questo strato e' comunque galleggiante perché impregnato d'acqua. Sopra la terra si poggia uno strato di canne che si rinnova ogni 15 gg. Le isole sono poi ancorate a otto piloni infilati nel lago. Un amico di Pedro, Alejandro, che oggi non é a pescare perché stanco dalla giornata precedente, particolarmente ventosa, ci porta a fare un giro sulla barca Uros tradizionale. In verità ci spiega che non é fatta solo di canne perché da qualche anno una innovazione progettuale ha portato a scoprire che le barche potevano essere fatte di bottiglie di plastica vuote, assemblate in forma di barca tradizionale e ricoperte di un leggero strato di canna. Risultato: la barca è più resistente e richiede meno lavoro per la costruzione. In ogni caso per andare a pesca utilizzano delle normalissime barche di legno costruite da maestri d'ascia perché sono più maneggevoli, le barcone di giunco e bottiglie servono solo per i turisti. La visita non é certo stata una passeggiata nella spensieratezza.
Questo autentico mondo selvaggio come al solito ha un risvolto tristissimo e forse gli inautentici (parola stupida che indica un essente irreale, tutto è autentico, nulla non lo é) Uros delle isole di Puno, ricchi per il turismo e biasimati da tutti i turisti che abbiamo conosciuto in zona, perché recitano malamente la parte degli Uros delle isole galleggianti, sono meno pittoreschi ma certamente molto più felici.
Per fortuna verso le 11 i figli di Felix ci passano a prendere (erano stati a tagliare giunchi qui attorno) e in un'ora siamo a casa. Mangiamo, salutiamo e ripartiamo per Puno. Sulla strada alla fermata di Capachica, incontriamo Felix che dopo essere stato a far compere in città sta rientrando a casa.
giovedì 20 ottobre 2011
L'isola Tequile
La mattina alle quattro, Alessandro accompagna Felix e l'asino Mariano ai terreni alti che dopo sette anni di riposo, da quest'anno riprendono la produzione di patate. Mariano trasporta un sacco di guano delle galline di Felix per concimare il terreno. La salita dura un'oretta proprio all'alba mentre il sole illumina la penisola di Pucamayo e l'isola di Amantanì. (forse Santorini ha qualcosa da invidiare al Titikaka). Felix spiega che fra poco anche lui costruirà il tipico totemino di protezione del campo, fatto di pietre sovrapposte che in quechua si chaima seiua. Torniamo a valle, alle 7,30 si parte per il giro sull'isola Taquile che sta ad un'ora di lago. Siamo i primi turisti ad arrivarci questa mattina e l'isola sembra ancora addormentata. La gente di qui veste in modo differente rispetto alla costa di fronte e costituisce una specie di gruppo etnico a parte. L'isola è molto bella ma tutto qui intorno lo è. Peccato che Felix ci aspetti alla barca dopo tre ore, alle 11, perché ci sarebbe piaciuto rimanere ancora un po'. Ma all'una Felix deve andare con tutta la famiglia a seminare le patate nei terreni bassi e dobbiamo rientrare presto.
Durante il ritorno Felix ci mostra la casa in cui é nato e dove ancor oggi abita la madre, ci parla della sua barca costruita da pochi mesi da un mastro d'ascia della zona, e ci fa vedere un uccello lacustre incapace di volare che viene catturato grazie ad inseguimenti con la barca che lasciano l'uccello privo di forze. La sua carne é molto buona, dice. La sera Felix ci spiega come sono fatti gli abiti femminili del posto, composti da un cappello a quattro corni piatto e colorato, da uno scialle, da una gonna, da una camicetta ricamata e da una giacca. Il tutto costa quasi 1000 soles, cioè una paga mensile da insegnante e qui tutte lo portano se sono sposate. Le ragazze non sposate invece hanno un cappello di lana lungo mezzo metro molto buffo. Poi ci spiega cosa produce la sua terra ( patate, orzo, quinoa, fave, mais) e il processo di liofilizzazione delle patate tramite il gelo che permette di conservare il tubero per anni.
mercoledì 19 ottobre 2011
L'erba mugna
Siamo tornati alla penisola di Capachica. Altro viaggio faticoso e lungo. Mentre camminavamo a piedi abbiamo incontrato una vecchietta vestita di azzurro che come, tutte le donne di qua, camminava filando la lana. Per vedere come funzionava il suo lavoro abbiamo fatto conoscenza e ci ha detto in quechua di essere la suocera di Felix. Avevamo capito bene perchè quando abbiamo mostrato la foto alla moglie di Felix lei ha gridato felice "es mi mama"!! La signora moglie di Felix ci ha poi fatto conoscere la mugna, sorprendente erbetta locale con cui si fanno gradevoli infusi e che secondo Internet avrebbe altre ottime qualità tra le quali quella di condurre gli Inca al nirvana. Dopo una passeggiata, abbiamo guarda Felix costruire la propria camera da letto con mattoni di fango (Adobe) sigillati con una malta di fango.
Le case qui sono tutte fatte in questo modo con tetto di paglia o più modernamente di lamiera ondulata. Se ben tenute durano trent'anni. Il primo mezzo metro delle pareti è di pietra.
martedì 18 ottobre 2011
Conosciamo Felix Turpo
Abbiamo fatto il primo giro sulla penisola di Capachica. Ci si arriva da Puno in un'ora di pulmino, attraverso la riserva naturale del Titicaca che e' un'enorme piana piena di fattorie. Il capolinea del pulmino è a Copachica, da qui finisce la strada asfaltata e si procede con un altro pulmino fino a Llachon dove finiscono le strade carrozzabili. Camminiamo a piedi per un'oretta sotto il sole finché sulla scogliera vediamo un'insegna turistica. Entriamo per chiedere se hanno una bottiglia d'acqua e ci si presenta un signore dalla faccia simpatica, dice di chiamarsi, Felix, di avere male alle mani perché sta spaccando pietre, ci chiede se vogliamo un mate di coca e dice di essere sulla Lonely Planet. Consultiamo subito, in effetti si tratta del signor Turpo, l'ideatore della prima doccia calda della penisola. Ci fa vedere le stanze che affitta. Il posto e' fantastico, decidiamo che torneremo domani per fermarci un paio di notti anche perché Felix ci porterà con la sua barca a visitare le isole vicine comprese quelle di giunco. Il ritorno a Puno è un po' faticoso stretti nei pulmini fra enormi, odorosissime, rubiconde, coloratovestite contadine titicagne.
lunedì 17 ottobre 2011
Lasciamo la Bolivia
Siamo partiti da Copacabana in una magnifica giornata di sole andino, col cielo terso e azzurro come solo in alta montagna si può trovare. Lasciamo la Bolivia. Giudizio: sicuramente un Paese molto duro da attraversare. Meglio farlo a 20 anni. Sicuramente ci mancherà la società boliviana, così militante e impegnata, litigiosa e politicizzata. Chissà come andrà a finire la marcia degli indigeni del TIPNIS che a giorni arriverà a La Paz? chi vincerà le elezioni, l'opposizione o Evo? Intanto partiamo sotto la direzione di un esperto controllore di viaggio che agisce in modo da non avere e da non farci avere problemi durante il passaggio della frontiera. Questa è soli 10 km e tutto procede regolarmente. Da segnalare solo la dogana peruviana che mostra subito che il Perù non è la precaria Bolivia, la sala è lucida e luminosa e la funzionaria della dogana una smagliante e sorridente ragazza. Per noi boliviani, è come arrivare a Las Vegas. Poi il viaggio continua lungo le rive meridionali del Titikaka dove si protrae la stessa civiltà contadina che avevamo visto in Bolivia. Sulla strada paesi presidiati da spettacolari chiese barocche. Alle 11 arriviamo a Puno e prendiamo possesso di una luminosa stanza all'hostal Lobo inn. La cosa che colpisce di Puno, sono i taxi a motoretta modelo Ape della Piaggio e i taxi a bicicletta mollo risciò. Visitiamo la chiesa nella piazza d'armi (nome della piazza principale in Perú). Da dietro l'altare maggiore filtra una luce azzurrognola che da a tutto l'interno un'aurea mai vista. Strano come le chiese possano ancora meravigliare nonostante se ne siano viste a centinaia.
domenica 16 ottobre 2011
Cambiamo programma
Ci svegliamo e il cielo è sempre grigio, siamo meteoropatici per cui non troppo allegri. Decidiamo di disdire la prenotazione della casa con cucina e di partire il giorno dopo. Oggi in Bolivia ci sono le lezioni per gli organi giudiziari nazionali e i mezzi pubblici non viaggiano. Domani andremo in Perù.
sabato 15 ottobre 2011
Sulla riva del lago
Lasciamo l'hotel Utama (casa tua in aimara) e andiamo all'hotel Estrellas proprio sulla riva del lago. Domani dovremo trasferirci nella casa con cucina ma per ora aspettiamo.
venerdì 14 ottobre 2011
Isla del sol
La leggenda inca, narra che le due isole a nord di Copacabana rappresentino il sole e la luna e che da esse sarebbe nato l'inca. Andiamo a visitare l'isla del sol. Facciamo le cose male, senza seguire l'itinerario classico che prevede l'imbarco sulla spiaggia di Copa e un viaggio di un'ora e mezza sul battello. Sbagliamo, impieghiamo più tempo e paghiamo di più. Approdiamo sull'isola sotto la reggia incaica che guarda ad est la nascita del sole. Il paesaggio non ha nulla da invidiare a Santorini e alle isole greche in generale. Poi a piedi (l'isola non ha automobili e strade carrozzabili) raggiungiamo il paese di Yumani, prendiamo un caffè e scendiamo al porto ad aspettare il battello che ci riporti a Copa. Il cielo è un po' grigio e il tutto ha un sapore un po' malinconico e sicuramente troppo turistico. Il viaggio di ritorno in barca però è bellissimo.
giovedì 13 ottobre 2011
Copacabana
Cerchiamo casa e troviamo che in una pensione, gestita da un tedesco, Martin, affittano quello che cerchiamo ma che sarà disponibile solo tra qualche giorno.
mercoledì 12 ottobre 2011
Decine di migliaia per Evo
Lasciamo La Paz. Dobbiamo dire la verita', non ci e' piaciuta. La vista dall'alto, cioe' da El Alto, e' sicuramente intrigante ma poi la citta' e' caotica e sopratutto inquinatissima dallo smog di centinaia di pulmini pubblici che garantiscono la viabilita' urbana. Comunque sia, siamo a disagio anche a cuasa dell'altitudine e cosi' ce ne andiamo. Va comunque ricordata la straordinaria manifestazione pro Evo ( il presidente in carica) che ha sfilato davanti ai nostri occhi per ore. Migliai e migliaia di contadini indio vestiti in costumi tradizionali (che qui sono usati quotidianamente dalla gente di campagna) ha attraversato le strade della capitale sotto le insegne dei propri sindacati e associazioni di categoria. Noi andiamo a Copacabana sul lago Titikaka. La strada per arrivarci e' molto intessante. Prima risaliamo La Paz, Poi attraversiamo El Alto e quindi ci ritroviamo sul vasto altipiano del Titikaka. E' un mondo contadino, arcaico, privo di macchine. Tutto viene fatto a mano o con le bestie. Le case dei contadini sono sparse nella pianura senza che recinzioni o canali limitino il territorio. A nord le vette innevate della Sierra Real sono pittoresche. C'è qualche lama ma per lo più è la mucca a far da padrona. Dopo due ore arriviamo al Titikaka e dobbiamo attraversare uno stetto. Scendiamo tutti dal pullman che verrà caricato su una chiatta e attraversiamo il braccio di lago con una barca a motore. Nel primo pomeriggio arriviamo a Copacabana dove immaginiamo di affittare un appartamento con cucina e di fermarci almeno una settimana.
martedì 11 ottobre 2011
La Paz
Prendiamo un altro mese di visto alla Migracion. Alessandro sta poco bene e smette di fumare per la 40esima volta.
lunedì 10 ottobre 2011
Voliamo a La Paz
domenica 9 ottobre 2011
Salutiamo Uffo e Monica
sabato 8 ottobre 2011
Missioni IV
venerdì 7 ottobre 2011
Missioni III
Ripartiamo, arriviamo a San Raphael, visitiamo la missione, ma ormai siamo stanchi, una si confonde con l'altra, poi andiamo a San Miguel, dove sulla porta della chiesa ci accoglie il custode che sta per andare a pranzo ma ci mostra tutto. Poi cerchiamo di mangiare, ma San Miguel, e' un villaggio troppo misero, l'acqua corrente non esiste nelle case e non ce la sentiamo di affrontare il rischio influenza ( in questi giorni a Santa Cruz le scuole sono chiuse per l'epidemia di influenza suina). Il programma di viaggio prevede che torniamo a San Raphael e poi da li raggiungiamo San Jose' dove nella notte Uffo e Monica prenderanno il treno per Santa Cruz. Ale e Grace pero' decidono che ormai il viaggio non ha più senso, abbiamo visto le missioni gesuitiche, sappiamo tutto e siamo stanchi. Non abbandoneremo i nostri compagni di viaggio nella notte su un treno ma torneremo con loro in citta' il giorno dopo. Monica e' felicissima.
Riprendiamo la strada, ancora giungla, qualche stagno, qualche tenda di colono cicalerò che sta impiantandosi nella giungla per iniziare una nuova vita. 180 km fuori strada un solo villaggio chiamato 'Fortuna'. Poi finalmente prima del tramonto San Jose'. La chiesa della missione e' l'unica del circuito in mattoni, e' stupenda, arancione nella luce del tramonto. Annesso c'e' un interessante museo ma che guardiamo velocemente perché troppo stanchi.
C'e festa in città e molti alberghi sono pieni. Una Simpatica ragazza del ristorante Arte y sabor ci manda un po' fuori citta' e ci sistemiamo, torniamo da lei per cenare, non l'avessimo mai fatto. La ragazza e' moglie di un Francese chiacchierone ( sosia del compagno delle elementari di Alessandro, chiamato Cinque) che lavorava nei boschi brasiliani. Una sera colpito dalla bella boliviana ha deciso di restare in mezzo alla giungla, di aprire un'azienda agricola e un ristorante. E ora ci consiglia caldamente di continuare la strad a verso il Brasile per non perderci Chochis e soprattutto Santiago. Una missione a suo dire meglio di Santa Ana.
Inviato da iPad
giovedì 6 ottobre 2011
Missioni II
La strada per San Ignacio non ce l'aspetavamo. Prima abbiamo fatto una cado di un'oretta per fare benzina a l'unico gasolinero della città poi abbiamo stoicamente affrontato ore di sterrato nella giungla. Unica sosta in localita' San Fernando dove una famiglia vende coca cola ai passanti per arrotondare le entrate derivanti dall'allevamento degli struzzi e delle vacche. Posto speditissimo naturalmente senza elettricita' non si riesce a credere che si possa vivere la'. Poi incontriamo il primo acquazzone dellea stagione. Starà arrivando la stagione della pioggia? I giornali parlano di gravissimo danni causa siccita'. Uffo prende la guida e pochi km dopo c'e' un posto di blocco. Pensiamo che si tratti del solito pedaggio stradale ( queste strade sterrate nella giungla sono a pagamento) e invece e' il polizioto che controlla le patenti. Siamo vicini al confine col Brasile e sembra che il contrabbando sia fiorente. Naturalmente la patente di Uffo e' in macchina nel parcheggio dell'aeroporto di Francoforte sul Meno. Senza scomporsi Uffo dice un momentito, e si allí taña dal posto di blocco. Alessandro acense dalla machina e presenta al poliziotto la propría patente. Il poliziotto prende nota e Hasta luego, gracias, ripartiamo felici. Per fortuna non ha chiesto la patente internazionale perché quella l'aveva solo Uffo. Verso le 5 stanchi morti arriviamo a San Ignacio. Visita alla chiesa che delude un po', si vede subito che il restauro non e' di Roth. Poi due passi fino al lago artificiale dove i bambini fanno il bagno, gli adolescenti flirtano e gli uccelli coloratissimi svolazzano intorno. Tutto sembra un paradiso tropicale. Cena da un ristorante gestito da un ex fuoriuscito politico degli anni 70 che ci fa conoscere la chicha, una bevanda a base di mais ma non alcolica e poi a nanna dopo un paio di caipiriña che piacciono molto a Monica, ma anche a Uffo e a Grace e a Alessandro.
mercoledì 5 ottobre 2011
Missioni I
martedì 4 ottobre 2011
Con Uffo e Monica alle missioni gesuitiche
Gli proponiamo di venire con noi per dividere le spese della jeep e loro accettano così il giorno dopo partiamo in quattro per questo mitico tour delle missioni che Uffo ha già fatto 15 anni fa.
lunedì 3 ottobre 2011
Santa Cruz
Santa Cruz ha una bella piazza centrale, piena di gente e di vita, un centro storico ne bello ne brutto ma pieno di traffico e una enorme periferia che arriva fino ai quartieri dove convivono cavalli, galline, bambini, autobus e negozi di telefonini. Alessandro ha una stupenda panoramica della vita della città quando decide di prendere l'autobus 11 per andare alla stazione a controllare l'orario dei treni. Salta la fermata della stazione e naviga sugli autobus per un paio d'ore finche' esausto arriva a destinazione. Il risultato della giornata e' che per fare il giro delle missioni gesuitiche la cosa migliore e' affittare una jeep.
domenica 2 ottobre 2011
Da Cochabamba a Santa Cruz
venerdì 30 settembre 2011
Il mercato di Cochabamba
Il mercato di Cochabamba e' il centro commerciale più grande cha abbiamo mai visto. Ci arriviamo a piedi alle nove di mattina e ancora la citta' non si e' messa in moto. Compriamo due cappelli e e ci addentriamo. La confusione aumenta, tonnellate di banane, enormi quantità di angurie, zucche gigantesche, centinaia di metri dedicati ai pomodori, poi si passa al mais, quantità infinite, e piu' si avanza piu' aumenta il caos. Il traffico e' fermo e ovunque ci sono bancarelle di venditori, di pollo fritto, pesciolini fritti, minestre pronte, scaricatori di casse di carne, cereali, ortaggi, con carretta o senza. Gli ambulanti gridano i loro prodotti, sbiancanti per denti e biglietti della lotteria, succhi di ananas o di mango, gelatine, dolcetti. I venditori di stereo sembrano più contrabbandieri. Poi si passa al reparto animali con cuccioli di cane a non finire, galli coloratissimi, tacchini, galline, papere. Quando usciamo dal reparto, inizia la zona dei ciclisti, un vero paradiso del settore con tutti i pezzi immaginabili per centinaia di metri. Le montagne di scarpe da ginnastica fanno impressione. Poi il reparto prodotti tipici come ponchos, coperte andine e ninnoli boliviani. Vestiti, telefonini, cappelli. E ancora carni, piastrelle, sanitari per la casa, vetrai. Camminiamo per almeno un km in entrambi i lati. Il bazar di Istambul non e' nulla al confronto, l'unico paragone e' l'immensità della fiera del libro di Francoforte, ma li' non ci sono gli autobus coloratissimi in mezzo, nessuno grida e non c'e' sicuramente questo sole. Torniamo a casa e ci mettiamo a dormire. I giornali dicono che la marcia contro la strada riparte, per Evo il calvario none' ancora finito.
Nel pomeriggio compriamo i biglietti per Santa Cruz, la citta' più grande del Paese con un milione e mezzo di abitanti. Cosa ci faccia una citta' del genere in mezzo alla pianura tropicale a migliaia di km da San Paolo e Buenos Aires non lo capiamo. Lo scopriremo domani dopo nove ore di pullman.
giovedì 29 settembre 2011
Da Sucre a Cochabamba
L'aereo parte alla cinque del pomeriggio, per cui lasciamo i bagagli in albergo e andiamo fuori città a vedere un parco naturale dove sono state ritrovate varie impronte di dinosauro. Il parco e' un po' troppo holliwoodiano ma in ogni caso la ricostruzione dei sauri a formato naturale e' interessante soprattutto per capire quanto era grande quello grandissimo per intenderci quello che funge da pala meccanica ne gli antenati. Enorme!!! La sera primo viaggio interno in aereo e in 20 minuti siamo a Cochabamba.
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mercoledì 28 settembre 2011
Sucre il musef
La sera conosciamo la prima italiana del viaggio una psicologa napoletana di nome Francesca. Viaggia sola ma non abbiamo gli sessi orari, forse la rivedremo a Cochabamba
martedì 27 settembre 2011
Sucre
Sucre e' la capitale amministrativa dello stato. E' una bella citta' coloniale con case basse e bianche. Nella piazza principale, c'è un presidio permanente di studenti universitari contro la costruzione della strada tra cochabamba e il nord del paese. Mercoledì scorso gli abitanti indigeni della riserva naturale interessata dalla strada sono stati duramente caricati dalla polizia. Il sindacato ha organizzato uno scoperò generale di protesta e oggi il corte per la citta' e' numerosissimo con striscioni sindacali e studenteschi. Comprendere la situazione politica boliviana e' sempre piu' difficile e così ci abbandoniamo ai piaceri che ci sono stati negati nelle ultime due settimane, te con torta al limone, spuntini nei ristoranti panoramici e naturalmente visita all'unico museo che non chiude per sciopero. Si tratta del chiosco francescano su una collina che domina la citta'. Molto interessante soprattutto il coro ligneo della chiesa. La sera finalmente ci rincontriamo con Marta e Ivert e per festeggiare andiamo a berci come da tradizione tre bottiglie di rosso boliviano al ristorante in collina.
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lunedì 26 settembre 2011
Sucre
Con l'autobus partiamo per Sucre, Marta e Ivert ci hanno scritto una mail dicendoci che e' bellissima. Prima di partire siamo sorpresi ella bellezza, efficenza pulizia della stazione degli autobus di Potosi. Sembra di essere a Francoforte e non sulle montagne boliviane. Il viaggio dura 5 ore e si scende a 2500 metri. Quando arriviamo siamo in un altro mondo. Le poverissime case di fango della montagna boliviana lasciano il posto a ville con piscina, le strade sono tutte asfaltate e il traffico automobilistico e' intenso. Il clima e'decisamente migliore e soprattutto si respira con facilita'. Dopo varie notti d'inferno a 4000 metri con la bocca secca e continui risvegli con la sensazione di affogare, di soffocare per la mancanza d'ossigeno, Sucre ci sembra un paradiso. La sensazione e' confermata quando entriamo nel nostro nuovo albergo con patio con giardino tropicale e pareti arancio. La stanza e' luminosa, spaziosa e aerata. Un paradiso. La sera ristorante nella sede dell'Alliance francaise, dove ci permettiamo una zuppa di pesce che neanche in Corsica. I camerieri sono cordiali e sorridenti, sanno cosa fare, nessun paragone con i musoni, imbranati della montagna.
domenica 25 settembre 2011
Potosi
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venerdì 23 settembre 2011
Verso Potosi
Questa citta' ha una storia notevole alle spalle. E' alla base del Cerro Rico, un enorme cono alto più' di 5000 metri che custodiva nella sua pancia varie tonnellate d'argento che gli spagnoli hanno ampiamente sfruttato grazie a schiavi africani e indiani per più di tre secoli (8 milioni di morti sul lavoro!!).
Intorno al vulcano Tulupa
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giovedì 22 settembre 2011
Coqueza
Stamattina prima di arrivare qui, a Colchani, abbiamo visitato una fabbrica del sale e grazie agli interessi commerciali vivacissimi di Ray abbiamo capito come funziona l'economia salifera degli abitanti di questo paesino sul lato est del salar. Poi una lunga corsa in jeep fino a qui dove abbiamo salutato i nostri compagni di viaggio (oltre a Ray e Albert, due ragazze tedesche Regina e un'altra di cui non ricordiamo il nome, un giapponese e un canadese di origini cinesi) e ci siamo avventurati lungo la frontiera. In albergo non c'è acqua ora e gli ospiti sono un po' delusi.
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martedì 20 settembre 2011
Uyuni
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lunedì 19 settembre 2011
Atocha
Arriviamo a Uyuni verso le 5 di sera, cerchiamo un albergo e andiamo a mangiare. Scopriamo la sopa de quinoia. Buonissima.
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domenica 18 settembre 2011
Tupiza
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martedì 13 settembre 2011
Tilcara e dintorni
lunedì 12 settembre 2011
Tilcara
Ieri sera concerto in un ristorante della piazza principale di tilcara. Suonavano i Tar Puy, un gruppo folk di Marmara', un paese impossibile a 20 km da Tilcara. Il gruppo faceva musica andina, il pubblico era composto in gran parte da turisti argentini oltre che da qualche straniero (Spagna, Francia, Israele, Stati Uniti) e sembrava molto coinvolto. Ale ha provato a masticare le foglie di coca offerte da una coppia apparentemente con lei trans e lui tilcaregno in visita alla famiglia Le foglie sono sta molto utili per la passeggiata del giorno dopo.
Stasera alla nostra pensione c'è una parrillada cioè un barbecue ma non sappiamo se parteciperemo. Siamo un po' asociali ma Ale non mangia carne e Grace e' schifata all'idea di mangiare carne di Lama che qui e' molto diffusa. Vedremo.
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domenica 11 settembre 2011
Jujuy
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venerdì 9 settembre 2011
Cafayate e dintorni
In effetti Alessandro ci e' andato il giorno dopo mentre Grace e' rimasta in albergo a lavorare. Causa il lavoro di Grace abbiamo deciso di rimanere a Cafayate 2 giorni di più.. Pero' intanto abbiamo imparato a muoverci con i micros, i taxi collettivi che non costano meno egli autobus ma sono più veloci e forse comodi. Lo scopriremo domani nel lungo trasferimento a Jujuy e forse fino a Parmamarca, un villaggio nel centro della quebrada de Humahuaca che le guide e le testimonianze indicano come bellissimo e d'altra parte e' considerato dall' UNESCO patrimonio storico e culturale dell'umanita'
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lunedì 5 settembre 2011
Cafayate
Il viaggio verso Cafayafe e' li ghetto 180 KM per 4 h di autobus puzzolente ma la quebrada de concias e' pittorescaa. Il primo impatto con l'interno rurale dell'Argentina mostra una povertà inaspettata sembra più il Messico tropicale che non la romantica città del tango e di Borges.
sabato 3 settembre 2011
Salta
Oggi siamo stati in giro a piedi per Salta, bella città coloniale che ci ha ricordato molto le città messicane. Mangiato minestra di verdura ottima che il cameriere ha definito boliviana. Abbiamo visitato il museo antropologico sotto le scale che conducono al colle sovrastante la città. Al museo abbiamo scoperto che gli Inca sono arrivati qua nel 1450 e siccome gli spagnoli li hanno sconfitti già nel 1536 il loro impero non e' durato neanche 100 anni. Prima qui vivevano popolazioni locali dal 10 mila A.C. Quello popolazioni, secondo il museo, ancora vivono nelle valli qua attorno con una economia di sussistenza agricola. Domani andremo a Cafayate, (pronuncia cafajate) e vedremo cosa e' questa Argentina. Di certo molto diversa da B.A., la gente India e' molto piu' numerosa anche se non maggioritaria. Le donne sembrano spagnole, molto truccate e curate e non ricordano le acqua e sapone proletarie della metropolitana di Buenos Aires. Nelle bancarelle si cominciano a vedere i tipici prodotti di lana andini. La cattedrale era magnificente e piena di gente alla messa nonostante fosse lunedì. Le code alle banche ovunque e stranissime. Il mercato coperto pienissimo e vivace come deve essere un mercato coperto. Una cotoletta alla milanese impanata e fritta con verdura costa 3 pesos cioè 0,50€
Domattina andiamo a vedere il museo storico poi all'una prendiamo l'autobus per Cafayate.
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venerdì 2 settembre 2011
Ricominciamo in Sudamerica
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