giovedì 27 ottobre 2011

Sandor, Uripa e Ismael

La mattina decido di andare a visitare il sito archeologico di Sandor che sta pochi km sopra Andahuaylas, prendo un pulmino e dopo poco arrivo sul bordo di un bellissimo laghetto, il lago Pacucha. Lo costeggiamo per poi entrare in una valle da incanto bucolico. Sono di nuovo in un mondo premoderno di pura agricoltura e case di fango ma qui non parlano quechua ma la lingua chank. Quando il pulmino arriva al capolinea continuo a piedi. Salgo a piedi con due ragazzi che mi spiegano tutto della popolazione chank di cui il sito che sto andando a visitare é ed é stato la massima espressione. Le rovine sono bellissime, sulla cima della montagna. Non ci sono molte indicazioni per il turista anche se guardando dall'alto la fertile e coltivatissima valle del Pacucha a me sembra chiaro che i Chank, prima di essere conquistati dagli Inca, dovessero stare piuttosto bene, tanto da decidere che si dovessero ringraziare gli dei con una sacra città di pietra in cima alla montagna più alta. Un Machu Picchu. Salgo fino all'altare superiore, prendo qualche foto e ridiscendo. Ho un lungo viaggi da fare oggi. Tornato ad Andahuaylas scopro che non esistono mezzi fino ad Ayacucho, ma mi consigliano di arrivare con un collectivo fino a Uripa da dove troverò di certo il passaggio che cerco. Mi convincono anche se su nessuna mappa compare Uripa. Ci arrivo dopo due ore, con un passaggio sopra i 4200 metri al passo Hulpakasua. Sono le due del pomeriggio e naturalmente le macchine per Ayacucho sono appena partite. Aspetto un'oretta in piazza e arriva un'omone con la barba che si chiama Israel, é Andaluso ma vive e lavora in Peru: fa l'ingegnere nei lavori di rifacimento delle strade. Aspettiamo in due, perché Israel va qualche giorno in vacanza a trovare la moglie a Trujillo, finché arriva un'elegantone con l'aria del commerciale di città. Aspettiamo in tre ma nessuno dei taxisti si fa corrompere dal nostro forte potere monetario. Sono le 4 del pomeriggio e per Ayacucho ci vogliono 4 ore di viaggio su pista con una salita che Israel definisce da paura. Alla fine un ragazzo cede per 100 soles (di cui 50 offerti dell'elegantone) e due galloni di benzina che la ditta di Israel pomperà nel suo serbatoio. Partiamo. Discesa a rompicollo fino al fiume, in mezzora si passa dai pini delle alpi ai frutti tropicali. La musica é ottima segue il ritmo delle vibrazioni meccaniche della macchina che costeggia il fiume. Lo attraversiamo e iniziamo la salita, vera paura. La cumbia é sempre più coinvolgente ma intanto arriva il buio, non vedo più il burrone alla mia destra ma lo sento, e sembra vicinissimo e profondissimo specialmente quando incrociamo qualche enorme camion che scende. Alla fine siamo in cima e poco dopo arriva anche l'asfalto. Tutto é più tranquillo, e in mezz'ora arriva anche Ayacucho che dall'alto sembra grandissima. Mi lasciano in centro, vicino all'albergo che mi consiglia Israel. Loro vanno a prendere l'autobus per Lima dove arriveranno la mattina dopo. Io mi faccio un giro in città, che è animatissima, piena di gente che sembra divertirsi molto. Mi cerco un ristorante e bello contento vado a dormire.

mercoledì 26 ottobre 2011

Cusco, Abancay, Andahuailas, Ayacucho

Grace deve lavorare e io muoio dalla voglia di visitare i luoghi di Sendero Luminoso, il gruppo maoista che negli anni ottanta scatenó la guerra civile in Peru. Cosí decido di partire da solo per raggiungere Ayacucho la cittá della sierra peruana la cui universitá fu la culla del senderismo. In collectivo raggiungo Curahuassi, poi veloce cambio e dal pulmino passo ad un taxi collettivo che mi porta a Abancay dove mi sbarcano su un pulmino che sta partendo per Andahuaylas. Lasciamo la strada asfaltata e iniziamo una salita impressionante che ci riporta sopra i 4000 metri. Il paesaggio mostra pascoli verdi e paesini appollaiati in mezzo alle montagne, ancora oggi privi di tutto. Sulla strada i lavori pubblici sono molti. Dall'alto mentre il sole sta tramontando si scorge Andahuaylas. É una citta orribile di quelle che il tercero mundo partorisce e mostra senza vergogna e ritegno. Trovo un albergo, mangio e vado a letto.

lunedì 24 ottobre 2011

A Cusco

Ci svegliamo e a Grace arriva una proposta di lavoro. Ottimo ci voleva, è un modo per fermarsi. Cerchiamo un hotel adatto e passiamo la giornata a curare il blog e la traduzione. In serata visitiamo la cattedrale. Altro stupore, a questo punto la domanda è: esistono chiese non interessanti in sudamerica?

domenica 23 ottobre 2011

Andiamo a Cusco


Si riparte andiamo a Cusco, la mitica capitale degli Incas. Ci vogliono 5 ore di autobus. Partiamo alle nove e a poco a poco usciamo dall'altopiano del Titicaca, superiamo il passo La Raya a 4380 m. e quando cominciamo a scendere il paesaggio cambia, il non alberato altopiano che procede da La Paz lascia il posto a valli più famigliari con alberi, fiumi, ruscelli e alla fine arriviamo a Cusco. Siamo sempre a 3500 metri ma il clima sembra più dolce anche se vediamo nuvole nere. Sarà arrivata la stagione delle piogge? Per ora non piove e la cittá sembra molto bella, almeno la parte coloniale. Una guida locale ci spiega che Cusco è una città piena di misteri irrisolti ma la cosa che ci sorprende di più è che tutti i bellissimo palazzi della città seicentesca sono fatti come la casa di Felix cioè con mezzo metro di pietre e poi mattoni di fango, per quanto larghi un braccio.

sabato 22 ottobre 2011

venerdì 21 ottobre 2011

Gli Uros delle isole galleggianti di canna


La mattina andiamo col figlio e la figlia di Felix a visitare le isole di canna degli Uros. Gli Uros sono una popolazione andina eternamente sopraffatta dai propri vicini Aimara. Quelli del lago Titicaca, per liberarsi dei noiosi vicini sono scappati sulle isole galleggianti. Ora vivono qui ma non sembrano molto felici, almeno così ci spiega Pedro, il Presidente dell'isola su cui sbarchiamo. L'isola sarà 100 mq e caminarci sopra non è semplicissimo perchè si sprofonda nelle canne. Loro vorrebbero andarsene ma non hanno una lira per comprare la terra sulla riva del lago e coltivare qualcosa. Così vivono qui, pescando e barattando il pesce con i contadini Aimara e Quechua che vivono sulle sponde del lago. I loro cugini  delle isole vicino a Puno si stanno arricchendo col turismo ma loro continuano a vivere di stenti al freddo. Perché sul lago il vento é spesso gelido e la sera nella capanna di canne non possono neppure accendere il fuoco. Per cucinare usano il fuoco ma solo in cucina, una capanna comune in mezzo alle altre. Gli abitanti di questa isola sono molto giovani, al massimo 30 anni e si dividono in otto famiglie con otto capanne. Non vediamo bambini che sono tutti a scuola su un'altra isola di canne distante due ore a remi, che i bambini si fanno ogni giorno per andare e tornare. Pedro ci spiega che oggi la base dell'isola non é più di sola canna ma di terra. Questo strato e' comunque galleggiante perché impregnato d'acqua. Sopra la terra si poggia uno strato di canne che si rinnova ogni 15 gg. Le isole sono poi ancorate a otto piloni infilati nel lago. Un amico di Pedro, Alejandro, che oggi non é a pescare perché stanco dalla giornata precedente, particolarmente ventosa, ci porta a fare un giro sulla barca Uros tradizionale. In verità ci spiega che non é fatta solo di canne perché da qualche anno una innovazione progettuale ha portato a scoprire che le barche potevano essere fatte di bottiglie di plastica vuote, assemblate in forma di barca tradizionale e ricoperte di un leggero strato di canna. Risultato: la barca è più resistente e richiede meno lavoro per la costruzione. In ogni caso per andare a pesca utilizzano delle normalissime barche di legno costruite da maestri d'ascia perché sono più maneggevoli, le barcone di giunco e bottiglie servono solo per i turisti. La visita non é certo stata una passeggiata nella spensieratezza.
Questo autentico mondo selvaggio come al solito ha un risvolto tristissimo e forse gli inautentici (parola stupida che indica un essente irreale, tutto è autentico, nulla non lo é) Uros delle isole di Puno, ricchi per il turismo e biasimati da tutti i turisti che abbiamo conosciuto in zona, perché recitano malamente la parte degli Uros delle isole galleggianti, sono meno pittoreschi ma certamente molto più felici.
Per fortuna verso le 11 i figli di Felix ci passano a prendere (erano stati a tagliare giunchi qui attorno) e in un'ora siamo a casa. Mangiamo, salutiamo e ripartiamo per Puno. Sulla strada alla fermata di Capachica, incontriamo Felix che dopo essere stato a far compere in città sta rientrando a casa.

giovedì 20 ottobre 2011

L'isola Tequile


La mattina alle quattro, Alessandro accompagna Felix e l'asino Mariano ai terreni alti che dopo sette anni di riposo, da quest'anno riprendono la produzione di patate. Mariano trasporta un sacco di guano delle galline di Felix per concimare il terreno. La salita dura un'oretta proprio all'alba mentre il sole illumina la penisola di Pucamayo e l'isola di Amantanì. (forse Santorini ha qualcosa da invidiare al Titikaka). Felix spiega che fra poco anche lui costruirà il tipico totemino di protezione del campo, fatto di pietre sovrapposte che in quechua si chaima seiua. Torniamo a valle, alle 7,30  si parte per il giro sull'isola Taquile che sta ad un'ora di lago. Siamo i primi turisti ad arrivarci questa mattina e l'isola sembra ancora addormentata. La gente di qui veste in modo differente rispetto alla costa di fronte e costituisce una specie di gruppo etnico a parte. L'isola è molto bella ma tutto qui intorno lo è. Peccato che Felix ci aspetti alla barca dopo tre ore, alle 11, perché ci sarebbe piaciuto rimanere ancora un po'. Ma all'una Felix deve andare con tutta la famiglia a seminare le patate nei terreni bassi e dobbiamo rientrare presto.
Durante il ritorno Felix ci mostra la casa in cui é nato e dove ancor oggi abita la madre, ci parla della sua  barca costruita da pochi mesi da un mastro d'ascia della zona, e ci fa vedere un uccello lacustre incapace di volare che viene catturato grazie ad inseguimenti con la barca che lasciano l'uccello privo di forze. La sua carne é molto buona, dice. La sera Felix ci spiega come sono fatti gli abiti femminili del posto, composti da un cappello a quattro corni piatto e colorato, da uno scialle, da una gonna, da una camicetta ricamata e da  una giacca. Il tutto costa quasi 1000 soles, cioè una paga mensile da insegnante e qui tutte lo portano se sono sposate. Le ragazze non sposate invece hanno un cappello di lana lungo mezzo metro molto buffo. Poi ci spiega cosa produce la sua terra ( patate, orzo, quinoa, fave, mais) e il processo di liofilizzazione delle patate tramite il gelo che permette di conservare il tubero per anni.

mercoledì 19 ottobre 2011

L'erba mugna


Siamo tornati alla penisola di Capachica. Altro viaggio faticoso e lungo. Mentre camminavamo a piedi abbiamo incontrato una vecchietta vestita di azzurro che come, tutte le donne di qua, camminava filando la lana. Per vedere come funzionava il suo lavoro abbiamo fatto conoscenza e ci ha detto in quechua di essere la suocera di Felix. Avevamo capito bene perchè quando abbiamo mostrato la foto alla moglie di Felix lei ha gridato felice "es mi mama"!!  La signora moglie di Felix ci ha poi fatto conoscere la mugna, sorprendente erbetta locale con cui si fanno gradevoli infusi e che secondo Internet avrebbe altre ottime qualità tra le quali quella di condurre gli Inca al nirvana. Dopo una passeggiata, abbiamo guarda Felix costruire la propria camera da letto con mattoni di fango (Adobe) sigillati con una malta di fango.
Le case qui sono tutte fatte in questo modo con tetto di paglia o più modernamente di lamiera ondulata. Se ben tenute durano trent'anni. Il primo mezzo metro delle pareti è di pietra.

martedì 18 ottobre 2011

Conosciamo Felix Turpo


Abbiamo fatto il primo giro sulla penisola di Capachica. Ci si arriva da Puno in un'ora di pulmino, attraverso la riserva naturale del Titicaca che e' un'enorme piana piena di fattorie. Il capolinea del pulmino è a Copachica, da qui finisce la strada asfaltata e si procede con un altro pulmino fino a Llachon dove finiscono le strade carrozzabili. Camminiamo a piedi per un'oretta sotto il sole  finché sulla scogliera vediamo un'insegna turistica. Entriamo per chiedere se hanno una bottiglia d'acqua e ci si presenta un signore dalla faccia simpatica, dice di chiamarsi, Felix, di avere male alle mani perché sta spaccando pietre, ci chiede se vogliamo un mate di coca e dice di essere sulla Lonely Planet. Consultiamo subito, in effetti si tratta del signor Turpo, l'ideatore della prima doccia calda della penisola. Ci fa vedere le stanze che affitta. Il posto e' fantastico, decidiamo che torneremo domani per fermarci un paio di notti anche perché Felix ci porterà con la sua barca a visitare le isole vicine comprese quelle di giunco. Il ritorno a Puno è un po' faticoso stretti nei pulmini fra enormi, odorosissime, rubiconde, coloratovestite contadine titicagne.

lunedì 17 ottobre 2011

Lasciamo la Bolivia

Siamo partiti da Copacabana in una magnifica giornata di sole andino, col cielo terso e azzurro come solo in alta montagna si può trovare. Lasciamo la Bolivia. Giudizio: sicuramente un Paese molto duro da attraversare. Meglio farlo a 20 anni. Sicuramente ci mancherà la società boliviana, così militante e impegnata, litigiosa e politicizzata. Chissà come andrà a finire la marcia degli indigeni del TIPNIS che a giorni arriverà a La Paz? chi vincerà le elezioni,  l'opposizione o Evo? Intanto partiamo sotto la direzione di un esperto controllore di viaggio che agisce in modo da non avere e da non farci avere problemi durante il passaggio della frontiera. Questa è soli 10 km e tutto procede regolarmente. Da segnalare solo la dogana peruviana che mostra subito che il Perù non è la precaria Bolivia, la sala è lucida e luminosa e la funzionaria della dogana una smagliante e sorridente ragazza. Per noi boliviani, è come arrivare a Las Vegas. Poi il viaggio continua lungo le rive meridionali del Titikaka dove si protrae la stessa civiltà contadina che avevamo visto in Bolivia. Sulla strada paesi presidiati da spettacolari chiese barocche. Alle 11 arriviamo a Puno e prendiamo possesso di una luminosa stanza all'hostal Lobo inn. La cosa che colpisce di Puno, sono i taxi a motoretta modelo Ape della Piaggio e i taxi a bicicletta mollo risciò. Visitiamo la chiesa nella piazza d'armi (nome della piazza principale in Perú). Da dietro l'altare maggiore filtra una luce azzurrognola che da a tutto l'interno un'aurea mai vista. Strano come le chiese possano ancora meravigliare nonostante se ne siano viste a centinaia.

domenica 16 ottobre 2011

Cambiamo programma


Ci svegliamo e il cielo è sempre grigio, siamo meteoropatici per cui non troppo allegri. Decidiamo di disdire la prenotazione della casa con cucina e di partire il giorno dopo. Oggi in Bolivia ci sono le lezioni per gli organi giudiziari nazionali e i mezzi pubblici non viaggiano. Domani andremo in Perù.


sabato 15 ottobre 2011

Sulla riva del lago

Lasciamo l'hotel Utama (casa tua in aimara) e andiamo all'hotel Estrellas proprio sulla riva del lago. Domani dovremo trasferirci nella casa con cucina ma per ora aspettiamo.

venerdì 14 ottobre 2011

Isla del sol


La leggenda inca, narra che le due isole a nord di Copacabana rappresentino il sole e la luna e che da esse sarebbe nato l'inca. Andiamo a visitare l'isla del sol. Facciamo le cose male, senza seguire l'itinerario classico che prevede l'imbarco sulla spiaggia di Copa e un viaggio di un'ora e mezza sul battello. Sbagliamo, impieghiamo più tempo e paghiamo di più. Approdiamo sull'isola sotto la reggia incaica che guarda ad est la nascita del sole. Il paesaggio non ha nulla da invidiare a Santorini e alle isole greche in generale. Poi a piedi (l'isola non ha automobili e strade carrozzabili) raggiungiamo il paese di Yumani, prendiamo un caffè e scendiamo al porto ad aspettare il battello che ci riporti a Copa. Il cielo è un po' grigio e il tutto ha un sapore un po' malinconico e sicuramente troppo turistico. Il viaggio di ritorno in barca però è bellissimo.

giovedì 13 ottobre 2011

Copacabana


Cerchiamo casa e troviamo che in una pensione, gestita da un tedesco, Martin, affittano quello che cerchiamo ma che sarà disponibile solo tra qualche giorno.

mercoledì 12 ottobre 2011

Decine di migliaia per Evo


Lasciamo La Paz. Dobbiamo dire la verita', non ci e' piaciuta. La vista dall'alto, cioe' da El Alto, e' sicuramente intrigante ma poi la citta'  e' caotica e sopratutto inquinatissima dallo smog di centinaia di pulmini pubblici che garantiscono la viabilita' urbana. Comunque sia, siamo a disagio anche a cuasa dell'altitudine e cosi' ce ne andiamo. Va comunque ricordata la straordinaria manifestazione pro Evo ( il presidente in carica) che ha sfilato davanti ai nostri occhi per ore. Migliai e migliaia di contadini indio vestiti in costumi tradizionali (che qui sono usati quotidianamente dalla gente di campagna) ha attraversato le strade della capitale sotto le insegne dei propri sindacati e associazioni di categoria. Noi andiamo a  Copacabana sul lago Titikaka. La strada per arrivarci e' molto intessante. Prima risaliamo La Paz, Poi attraversiamo El Alto e quindi ci ritroviamo sul vasto altipiano del Titikaka. E' un mondo contadino, arcaico, privo di macchine. Tutto viene fatto a mano o con le bestie. Le case dei contadini sono sparse nella pianura senza che recinzioni o canali limitino il territorio.  A nord le vette innevate della Sierra Real sono pittoresche. C'è qualche lama ma per lo più è la mucca a far da padrona. Dopo due ore arriviamo al Titikaka e dobbiamo attraversare uno stetto. Scendiamo tutti dal pullman che verrà caricato su una chiatta e attraversiamo il braccio di lago con una barca a motore. Nel primo pomeriggio arriviamo a Copacabana dove immaginiamo di affittare un appartamento con cucina e di fermarci almeno una settimana.




martedì 11 ottobre 2011

La Paz

Prendiamo un altro mese di visto alla Migracion. Alessandro sta poco bene e smette di fumare per la 40esima volta.



lunedì 10 ottobre 2011

Voliamo a La Paz

Voliamo a La Paz. Riprendono i problemi d'altitudine. La Paz e' la citta' più inquinatandel mondo

domenica 9 ottobre 2011

Salutiamo Uffo e Monica

Consegnamo la jeep, salutiamo Uffo e Monica, la sera piove e il portiere dell'albergo e' contento perché erano mesi che non pioveva.

sabato 8 ottobre 2011

Missioni IV

Decidiamo di seguire il consiglio del francese. Partiamo alle nove (dopo interessante sosta alla pompa di benzina che funziona nel seguente modo: si arriva al benzinaio e ci si deve registrare da un militare fornendo targa del veicolo numero patente e numero passaporto. Il militare autorizza il distributore cassiere a rilasciare un biglietto da consegnare al distributore alla pompa per fare rifornimento. Il distributore alla pompa scrive sul biglietto l'importo da pagare e con questo ci si reca dal distributore cassiere che accetta il pagamento solo previa comunicazione del numero di targa e di passaporto) poi partiamo per Chochis dove visitiamo un santuario Mariano dedicato alla vergine che salvo' una parte della popolazione dall'alluvione del 1959. Bella struttura sotto un'enorme monolite rosso alto 250 metri. Poi abbandoniamo la strada asfaltata che corre verso il Mato Grosso e saliamo a Santiago. In effetti il a pese ricorda vagamente Santa Ana ma siamo stufi di missioni. Giriamo la macchina e torniamo a Santa Cruz dove arriveremo alle sette di sera stanchi ma veramente felici di aver visitato questi posti che seppur magnifici non godranno per ancora moltissimi anni della possibilità di essere più vicini al mondo.

venerdì 7 ottobre 2011

Missioni III

Ripartiamo verso le nove, nuova avventura per la benzina e poi via verso Santa Ana. Santa Ana ha una storia un po' particolare: e' stata costruita dopo che i gesuiti se ne erano andati ma gli indigeni avevano evidentemente imparato l'arte e la chiesa anche se più povera delle altre, meno barocca, appare senz'altro la più originale. Il paese ora e' molto curato e ordinato con qualche attivita' turistica molto molto basica e la scuola primaria. Tutto e'molto tranquillo e sereno la strada asfaltata piu' vicina sta a 200 km ma all'inizio del xx secolo Santa Ana era la capitale della zona, aveva 20 mila abitanti e vi si stampava un quotidiano, il dover, che oggi, stampato altrove, permane il quotidiano della provincia. La ragione del boom di cent'anni fa stava nel gran numero di piante di caucciù della zona.
Ripartiamo, arriviamo a San Raphael, visitiamo la missione, ma ormai siamo stanchi, una si confonde con l'altra, poi andiamo a San Miguel, dove sulla porta della chiesa ci accoglie il custode che sta per andare a pranzo ma ci mostra tutto. Poi cerchiamo di mangiare, ma San Miguel, e' un villaggio troppo misero, l'acqua corrente non esiste nelle case e non ce la sentiamo di affrontare il rischio influenza ( in questi giorni a Santa Cruz le scuole sono chiuse per l'epidemia di influenza suina). Il programma di viaggio prevede che torniamo a San Raphael e poi da li raggiungiamo San Jose' dove nella notte Uffo e Monica prenderanno il treno per Santa Cruz. Ale e Grace pero' decidono che ormai il viaggio non ha più senso, abbiamo visto le missioni gesuitiche, sappiamo tutto e siamo stanchi. Non abbandoneremo i nostri compagni di viaggio nella notte su un treno ma torneremo con loro in citta' il giorno dopo. Monica e' felicissima.
Riprendiamo la strada, ancora giungla, qualche stagno, qualche tenda di colono cicalerò che sta impiantandosi nella giungla per iniziare una nuova vita. 180 km fuori strada un solo villaggio chiamato 'Fortuna'. Poi finalmente prima del tramonto San Jose'. La chiesa della missione e' l'unica del circuito in mattoni, e' stupenda, arancione nella luce del tramonto. Annesso c'e' un interessante museo ma che guardiamo velocemente perché troppo stanchi.
C'e festa in città e molti alberghi sono pieni. Una Simpatica ragazza del ristorante Arte y sabor ci manda un po' fuori citta' e ci sistemiamo, torniamo da lei per cenare, non l'avessimo mai fatto. La ragazza e' moglie di un Francese chiacchierone ( sosia del compagno delle elementari di Alessandro, chiamato Cinque) che lavorava nei boschi brasiliani. Una sera colpito dalla bella boliviana ha deciso di restare in mezzo alla giungla, di aprire un'azienda agricola e un ristorante. E ora ci consiglia caldamente di continuare la strad a verso il Brasile per non perderci Chochis e soprattutto Santiago. Una missione a suo dire meglio di Santa Ana.
Inviato da iPad

giovedì 6 ottobre 2011

Missioni II

Anche la missione di Conceprion e' molto interessante e bella. Cominciamo ad avere forti dubbi sui nostri pregiudizi anticlericali. I Gesuiti sono stati qui per un centinaio d'anni prima che il Papa li richiamasse in Europa nel 1772 per non contrariare i commercianti di schiavi che avevano bisogno di manodopera. In cento anni non solo hanno costruito queste bellissime chiesetta e piazze, ma hanno anche inventato una variante della musica barocca costruendo una tradizione colta che dura fino ad oggi. Negli anni 60 un teologo architetto svizzero, Stephen Roth che Uffo ha avuto la fortuna di conoscere personalmente nel suo precedente viaggio, ha restaurato in modo superbo questo patrimonio, ricostruendo tra l'altro la capacita' di intagliare il legno e restaurare mobile e strumenti musicali da parte della popolazione locale. A meta' mattina lasciamo Conception alla volta di San Ignacio de Velasco non senza segnalare ai collezionisti che nel cortile dell'albergo e' parcheggiata una vecchia Ford 108 decappottabile che andrebbe recuperata e rimessa in ordine.
La strada per San Ignacio non ce l'aspetavamo. Prima abbiamo fatto una cado di un'oretta per fare benzina a l'unico gasolinero della città poi abbiamo stoicamente affrontato ore di sterrato nella giungla. Unica sosta in localita' San Fernando dove una famiglia vende coca cola ai passanti per arrotondare le entrate derivanti dall'allevamento degli struzzi e delle vacche. Posto speditissimo naturalmente senza elettricita' non si riesce a credere che si possa vivere la'. Poi incontriamo il primo acquazzone dellea stagione. Starà arrivando la stagione della pioggia? I giornali parlano di gravissimo danni causa siccita'. Uffo prende la guida e pochi km dopo c'e' un posto di blocco. Pensiamo che si tratti del solito pedaggio stradale ( queste strade sterrate nella giungla sono a pagamento) e invece e' il polizioto che controlla le patenti. Siamo vicini al confine col Brasile e sembra che il contrabbando sia fiorente. Naturalmente la patente di Uffo e' in macchina nel parcheggio dell'aeroporto di Francoforte sul Meno. Senza scomporsi Uffo dice un momentito, e si allí taña dal posto di blocco. Alessandro acense dalla machina e presenta al poliziotto la propría patente. Il poliziotto prende nota e Hasta luego, gracias, ripartiamo felici. Per fortuna non ha chiesto la patente internazionale perché quella l'aveva solo Uffo. Verso le 5 stanchi morti arriviamo a San Ignacio. Visita alla chiesa che delude un po', si vede subito che il restauro non e' di Roth. Poi due passi fino al lago artificiale dove i bambini fanno il bagno, gli adolescenti flirtano e gli uccelli coloratissimi svolazzano intorno. Tutto sembra un paradiso tropicale. Cena da un ristorante gestito da un ex fuoriuscito politico degli anni 70 che ci fa conoscere la chicha, una bevanda a base di mais ma non alcolica e poi a nanna dopo un paio di caipiriña che piacciono molto a Monica, ma anche a Uffo e a Grace e a Alessandro.

mercoledì 5 ottobre 2011

Missioni I

L'inizio del viaggio non presenta niente degno di nota poi pero' dopo 4 ore arriviamo alla prima missione, San Xavier e rimaniamo di sasso. La chiesa, col campanile, il dettato, la piazza sono meravigliose, davvero belle. Rimaniamo un'oretta verso il tramonto. A quell'ora le cicale cantano, emettono un fischio molto diverso e molto più forte delle cicale mediterranee e c'e da chiederei come si possa resistere a tanto fracasso. Ripartiamo perché Uffo, che fa da guida dice che dobbiamo arrivare a Conception. Diventa buio e la strado piuttosto tortuosa e' piena di buche. Il viaggio e' decisamente scomodo specie per Monica e Uffo che stanno dietro. L'albergo ad Assunption viene scelto in base al prezzo. Andremo nel più costoso che in effetti e' bellissimo su un lato della piazza gesuitica con un giardini interno che di sera profuma di gelsomino. Mangiamo, beviamo due o tre bottiglie di campos de solana e poi a letto.

martedì 4 ottobre 2011

Con Uffo e Monica alle missioni gesuitiche

Affittiamo la jeep e incontriamo Uffo e Monica. Sono una coppia di tedeschi in pensione della Renania Palatinato che erano nel nostro albergo a Potosi.
Gli proponiamo di venire con noi per dividere le spese della jeep e loro accettano così il giorno dopo partiamo in quattro per questo mitico tour delle missioni che Uffo ha già fatto 15 anni fa.

lunedì 3 ottobre 2011

Santa Cruz

Santa Cruz ha una bella piazza centrale, piena di gente e di vita, un centro storico ne bello ne brutto ma pieno di traffico e una enorme periferia che arriva fino ai quartieri dove convivono cavalli, galline, bambini, autobus e negozi di telefonini. Alessandro ha una stupenda panoramica della vita della città quando decide di prendere l'autobus 11 per andare alla stazione a controllare l'orario dei treni. Salta la fermata della stazione e naviga sugli autobus per un paio d'ore finche' esausto arriva a destinazione. Il risultato della giornata e' che per fare il giro delle missioni gesuitiche la cosa migliore e' affittare una jeep.



domenica 2 ottobre 2011

Da Cochabamba a Santa Cruz

Uno dei viaggi più scomodi e lunghi della nostra vita. Alle nove di mattina ci presentiamo all'enorme e incasinata stazione degli autobus. Con il biglietto in mano andiamo all'agenzia danubio2 che ci aveva venduto i biglietti con partenza alle 9,30 e chiediamo da quale piattaforma parte il nostro autobus. Ci indicano il cancello 16. Siamo i soli ma aspettiamo. Alle 9,15 per precauzione, non vedendo nessuno chiediamo informazioni e scopriamo che il nostro autobus e' partito da mezz'ora. Chiediamo il rimborso del biglietto ma preferiscono caricarci in macchina e partire all'inseguimento dell'autobus che raggiungiamo dopo piu' di un'ora. L'arrivo ci era stato garantito per le 5 del pomeriggio e naturalmente arriviamo alle 7,30. Cominciamo ad essere stanchi di Bolivia.