venerdì 30 settembre 2011
Il mercato di Cochabamba
Il mercato di Cochabamba e' il centro commerciale più grande cha abbiamo mai visto. Ci arriviamo a piedi alle nove di mattina e ancora la citta' non si e' messa in moto. Compriamo due cappelli e e ci addentriamo. La confusione aumenta, tonnellate di banane, enormi quantità di angurie, zucche gigantesche, centinaia di metri dedicati ai pomodori, poi si passa al mais, quantità infinite, e piu' si avanza piu' aumenta il caos. Il traffico e' fermo e ovunque ci sono bancarelle di venditori, di pollo fritto, pesciolini fritti, minestre pronte, scaricatori di casse di carne, cereali, ortaggi, con carretta o senza. Gli ambulanti gridano i loro prodotti, sbiancanti per denti e biglietti della lotteria, succhi di ananas o di mango, gelatine, dolcetti. I venditori di stereo sembrano più contrabbandieri. Poi si passa al reparto animali con cuccioli di cane a non finire, galli coloratissimi, tacchini, galline, papere. Quando usciamo dal reparto, inizia la zona dei ciclisti, un vero paradiso del settore con tutti i pezzi immaginabili per centinaia di metri. Le montagne di scarpe da ginnastica fanno impressione. Poi il reparto prodotti tipici come ponchos, coperte andine e ninnoli boliviani. Vestiti, telefonini, cappelli. E ancora carni, piastrelle, sanitari per la casa, vetrai. Camminiamo per almeno un km in entrambi i lati. Il bazar di Istambul non e' nulla al confronto, l'unico paragone e' l'immensità della fiera del libro di Francoforte, ma li' non ci sono gli autobus coloratissimi in mezzo, nessuno grida e non c'e' sicuramente questo sole. Torniamo a casa e ci mettiamo a dormire. I giornali dicono che la marcia contro la strada riparte, per Evo il calvario none' ancora finito.
Nel pomeriggio compriamo i biglietti per Santa Cruz, la citta' più grande del Paese con un milione e mezzo di abitanti. Cosa ci faccia una citta' del genere in mezzo alla pianura tropicale a migliaia di km da San Paolo e Buenos Aires non lo capiamo. Lo scopriremo domani dopo nove ore di pullman.
giovedì 29 settembre 2011
Da Sucre a Cochabamba
L'aereo parte alla cinque del pomeriggio, per cui lasciamo i bagagli in albergo e andiamo fuori città a vedere un parco naturale dove sono state ritrovate varie impronte di dinosauro. Il parco e' un po' troppo holliwoodiano ma in ogni caso la ricostruzione dei sauri a formato naturale e' interessante soprattutto per capire quanto era grande quello grandissimo per intenderci quello che funge da pala meccanica ne gli antenati. Enorme!!! La sera primo viaggio interno in aereo e in 20 minuti siamo a Cochabamba.
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mercoledì 28 settembre 2011
Sucre il musef
La sera conosciamo la prima italiana del viaggio una psicologa napoletana di nome Francesca. Viaggia sola ma non abbiamo gli sessi orari, forse la rivedremo a Cochabamba
martedì 27 settembre 2011
Sucre
Sucre e' la capitale amministrativa dello stato. E' una bella citta' coloniale con case basse e bianche. Nella piazza principale, c'è un presidio permanente di studenti universitari contro la costruzione della strada tra cochabamba e il nord del paese. Mercoledì scorso gli abitanti indigeni della riserva naturale interessata dalla strada sono stati duramente caricati dalla polizia. Il sindacato ha organizzato uno scoperò generale di protesta e oggi il corte per la citta' e' numerosissimo con striscioni sindacali e studenteschi. Comprendere la situazione politica boliviana e' sempre piu' difficile e così ci abbandoniamo ai piaceri che ci sono stati negati nelle ultime due settimane, te con torta al limone, spuntini nei ristoranti panoramici e naturalmente visita all'unico museo che non chiude per sciopero. Si tratta del chiosco francescano su una collina che domina la citta'. Molto interessante soprattutto il coro ligneo della chiesa. La sera finalmente ci rincontriamo con Marta e Ivert e per festeggiare andiamo a berci come da tradizione tre bottiglie di rosso boliviano al ristorante in collina.
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lunedì 26 settembre 2011
Sucre
Con l'autobus partiamo per Sucre, Marta e Ivert ci hanno scritto una mail dicendoci che e' bellissima. Prima di partire siamo sorpresi ella bellezza, efficenza pulizia della stazione degli autobus di Potosi. Sembra di essere a Francoforte e non sulle montagne boliviane. Il viaggio dura 5 ore e si scende a 2500 metri. Quando arriviamo siamo in un altro mondo. Le poverissime case di fango della montagna boliviana lasciano il posto a ville con piscina, le strade sono tutte asfaltate e il traffico automobilistico e' intenso. Il clima e'decisamente migliore e soprattutto si respira con facilita'. Dopo varie notti d'inferno a 4000 metri con la bocca secca e continui risvegli con la sensazione di affogare, di soffocare per la mancanza d'ossigeno, Sucre ci sembra un paradiso. La sensazione e' confermata quando entriamo nel nostro nuovo albergo con patio con giardino tropicale e pareti arancio. La stanza e' luminosa, spaziosa e aerata. Un paradiso. La sera ristorante nella sede dell'Alliance francaise, dove ci permettiamo una zuppa di pesce che neanche in Corsica. I camerieri sono cordiali e sorridenti, sanno cosa fare, nessun paragone con i musoni, imbranati della montagna.
domenica 25 settembre 2011
Potosi
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venerdì 23 settembre 2011
Verso Potosi
Questa citta' ha una storia notevole alle spalle. E' alla base del Cerro Rico, un enorme cono alto più' di 5000 metri che custodiva nella sua pancia varie tonnellate d'argento che gli spagnoli hanno ampiamente sfruttato grazie a schiavi africani e indiani per più di tre secoli (8 milioni di morti sul lavoro!!).
Intorno al vulcano Tulupa
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giovedì 22 settembre 2011
Coqueza
Stamattina prima di arrivare qui, a Colchani, abbiamo visitato una fabbrica del sale e grazie agli interessi commerciali vivacissimi di Ray abbiamo capito come funziona l'economia salifera degli abitanti di questo paesino sul lato est del salar. Poi una lunga corsa in jeep fino a qui dove abbiamo salutato i nostri compagni di viaggio (oltre a Ray e Albert, due ragazze tedesche Regina e un'altra di cui non ricordiamo il nome, un giapponese e un canadese di origini cinesi) e ci siamo avventurati lungo la frontiera. In albergo non c'è acqua ora e gli ospiti sono un po' delusi.
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martedì 20 settembre 2011
Uyuni
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lunedì 19 settembre 2011
Atocha
Arriviamo a Uyuni verso le 5 di sera, cerchiamo un albergo e andiamo a mangiare. Scopriamo la sopa de quinoia. Buonissima.
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domenica 18 settembre 2011
Tupiza
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martedì 13 settembre 2011
Tilcara e dintorni
lunedì 12 settembre 2011
Tilcara
Ieri sera concerto in un ristorante della piazza principale di tilcara. Suonavano i Tar Puy, un gruppo folk di Marmara', un paese impossibile a 20 km da Tilcara. Il gruppo faceva musica andina, il pubblico era composto in gran parte da turisti argentini oltre che da qualche straniero (Spagna, Francia, Israele, Stati Uniti) e sembrava molto coinvolto. Ale ha provato a masticare le foglie di coca offerte da una coppia apparentemente con lei trans e lui tilcaregno in visita alla famiglia Le foglie sono sta molto utili per la passeggiata del giorno dopo.
Stasera alla nostra pensione c'è una parrillada cioè un barbecue ma non sappiamo se parteciperemo. Siamo un po' asociali ma Ale non mangia carne e Grace e' schifata all'idea di mangiare carne di Lama che qui e' molto diffusa. Vedremo.
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domenica 11 settembre 2011
Jujuy
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venerdì 9 settembre 2011
Cafayate e dintorni
In effetti Alessandro ci e' andato il giorno dopo mentre Grace e' rimasta in albergo a lavorare. Causa il lavoro di Grace abbiamo deciso di rimanere a Cafayate 2 giorni di più.. Pero' intanto abbiamo imparato a muoverci con i micros, i taxi collettivi che non costano meno egli autobus ma sono più veloci e forse comodi. Lo scopriremo domani nel lungo trasferimento a Jujuy e forse fino a Parmamarca, un villaggio nel centro della quebrada de Humahuaca che le guide e le testimonianze indicano come bellissimo e d'altra parte e' considerato dall' UNESCO patrimonio storico e culturale dell'umanita'
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lunedì 5 settembre 2011
Cafayate
Il viaggio verso Cafayafe e' li ghetto 180 KM per 4 h di autobus puzzolente ma la quebrada de concias e' pittorescaa. Il primo impatto con l'interno rurale dell'Argentina mostra una povertà inaspettata sembra più il Messico tropicale che non la romantica città del tango e di Borges.
sabato 3 settembre 2011
Salta
Oggi siamo stati in giro a piedi per Salta, bella città coloniale che ci ha ricordato molto le città messicane. Mangiato minestra di verdura ottima che il cameriere ha definito boliviana. Abbiamo visitato il museo antropologico sotto le scale che conducono al colle sovrastante la città. Al museo abbiamo scoperto che gli Inca sono arrivati qua nel 1450 e siccome gli spagnoli li hanno sconfitti già nel 1536 il loro impero non e' durato neanche 100 anni. Prima qui vivevano popolazioni locali dal 10 mila A.C. Quello popolazioni, secondo il museo, ancora vivono nelle valli qua attorno con una economia di sussistenza agricola. Domani andremo a Cafayate, (pronuncia cafajate) e vedremo cosa e' questa Argentina. Di certo molto diversa da B.A., la gente India e' molto piu' numerosa anche se non maggioritaria. Le donne sembrano spagnole, molto truccate e curate e non ricordano le acqua e sapone proletarie della metropolitana di Buenos Aires. Nelle bancarelle si cominciano a vedere i tipici prodotti di lana andini. La cattedrale era magnificente e piena di gente alla messa nonostante fosse lunedì. Le code alle banche ovunque e stranissime. Il mercato coperto pienissimo e vivace come deve essere un mercato coperto. Una cotoletta alla milanese impanata e fritta con verdura costa 3 pesos cioè 0,50€
Domattina andiamo a vedere il museo storico poi all'una prendiamo l'autobus per Cafayate.
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venerdì 2 settembre 2011
Ricominciamo in Sudamerica
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